Il suono del campanone a Gubbio annunciava come sempre stamani l'avvio del consiglio comunale.
Il vernissage
Che era una seduta fuori dalla normalità lo si capiva già dalle giacche e cravatte e dai tailleur dei consiglieri, indossati malgrado il caldo asfissiante, e dal folto pubblico in una sala che nella normalità dell'assise cittadina è deserta. Insomma un parterre da premier, da giorno del debutto per un consiglio comunale tutto nuovo uscito dal voto di giugno e per la prima volta a Gubbio, dopo 79 anni, a trazione centro destra. Insomma i presupposti dell'eccezionalità c'erano tutti. Che sarebbe poi nel corso delle ore diventato uno dei consigli comunali più surreali degli ultimi anni, nessuno avrebbe però potuto immaginarlo, nemmeno in una sceneggiatura di Carlo Lucarelli. La cronaca dei fatti
Il giuramento
Sedeva sugli scranni del consiglio comunale, nella veste di presidente pro tempore, il consigliere di Città Futura Jacopo Cicci, quello che ha ricevuto più preferenze in sede elettorale. E' giovane, non ha esperienza, ma ce la metteva tutta nel ruolo che la sorte gli aveva assegnato e alla fine della giornata forse sarà stato contento che il ruolo di presidente era solo pro tempore.
La questione del giuramento del sindaco e la presentazione della giunta scivolavano via abbastanza bene, malgrado qualche frecciata dall'opposizione e Vittorio Fiorucci, vestita la fascia tricolore, "tuonava" le parole del giuramento con una perentorietà che faceva saltare sulla seggiola.
Il vizio di convocazione
La questio su cui si sarebbe impantanato per ore il consiglio doveva arrivare però dopo, seppur già dall'apertura dell'assise avevano sollevato alcune questioni di correttezza formale i consiglieri di opposizione Rocco Girlanda e Simona Minelli.
La principale eccezione ruotava intorno alla modalità di convocazione del consiglio comunale fatta in foma mista ovvero si poteva partecipare o in presenza oppure "on line". Una tipologia di convocazione che non teneva conto del fatto che all'ordine del giorno c'era l'elezione del presidente del consiglio comunale e dei due vice presidenti da effettuare per legge in forma segreta. L'opzione "on line" non consente il voto segreto. Dunque, spiegavano Rocco e Luigi Girlanda, Diego Guerrini e Simona Minelli, questo consiglio comunale: "Non s'ha da fare", aveva un problema all'origine perchè se qualcuno dei consiglieri avesse scelto la forma on line, di fatto non sarebbe stato messo nelle condizioni di votare, offedendo in tal modo il diritto al voto.
Il tentativo di mediazione
Il presidente Cicci, su consuluenza del segretario comunale, prendeva atto di questa anomalia di convocazione e in una apprezzabile volontà solomonica di mettere tutti d'accordo, costatando la presenza in aula di tutti i consiglieri ,nessuno in modalità on line, invitava alla votazione sulla presidenza del consiglio auspicando in futuro una maggiore attenzione nelle modalità di convocazione. Tutto a posto? No.
Rocco il "temporeggiatore"
Da qui in poi il protagonista assoluto dell'assise diventava Rocco Girlanda che al fine di sottolineare l'anomalia della seduta, applicava l'intramontato sistema dell'ostruzionismo politico che una vecchia volpe del mestiere sa usare a menadito: 25 almeno i suoi interventi ( ma potrebbero essere stati di più, chi scrive confessa di aver perso il conto da un certo momento in poi ) richiesti, applicando il regolamento consiliare, sull'ordine dei lavori e su fatto personale, rinviando di ora in ora la votazione.
La protesta con uscita dall'aula
Climax degli eventi quando il consiglere dei Led Simona Minelli decideva di lasciare la seduta in presenza, trasferendosi in Piazza Grande e proseguendo il consiglio in modalità on line. Una provocazione, diceva, per sottolineare l'importanza del rispetto delle procedure che venivano altrimenti calpestate. Quando il segretario comunale ricordava a Minelli che da remoto non avrebbe potuto votare per la presidenza del consiglio, Luigi Girlanda, a difesa del consigliere escluso, prefigurava un trasferiemnto dei membri dell'opposizione alla caserma dei Carabinieri per una formale denuncia, mentre dalla maggioranza qualcuno iniziava a perdere la pazienza e partivano rimbrotti.
Il voto sul rinvio della seduta
Rocco Girlanda chiedeva di mettere a votazione il rinvio del consiglio comunale convocandolo nella forma esclusiva della presenza in aula, Robert Satiri di Gubbio Civica rimandava al mittente :"Chi vuole votare può farlo entrando in aula". Si andava così al voto: le opposizioni compatte sulla mozione Girlanda del rinvio, tranne Jacopo Cicci che si asteneva, la maggioranza che teneva la trincea e otteneva che il consiglio proseguisse.
La burlonata
Tutti al voto, ma quando tutto sembrava essere andato bene, la beffa: dichiaravano di aver votato 24 consiglieri ( esclusa Simona Minelli che on line additava l'antidemocraticità del fatto ), dall'urna tuttavia uscivano solo 23 schede, un burlone o burolona di turno non era andato/a a votare pur dichiarando di averlo fatto.
Più che il dolor potè il digiuno
Saltava tutto quando ormai erano passate le due e mezza del pomeriggio, la sala consiliare, affollata dalle 9 della mattina, era divenuta una camera a gas con l'afa che entrava dai finestroni di Piazza Grande come una nube minacciosa, gruppetti di consiglieri si assiepavano nei corridoi per capire come andare avanti, mentre altri prendevano d'assalto le macchinette eroga merendine per un pasto misero, ma pacificatore degli appettiti , non politici in questo caso, ma fisiologici . E così quando si andava finalmente a votare di nuovo, citando il vecchio conte Ugolino:"Più che il dolor potè il digiuno". Si riusciva a fare il presidente nella persona di Mattia Martinelli eletto con i 17 voti della maggioranza. A onor del vero l'opposizione aveva dichiarato la disponibilità a votare Martinelli se a metà mandato la presidenza fosse passata alle minoranze, ma il clima era evidentemente ormai troppo accaldato per trovare un accordo. Vice presidenti Riccardo Ciliegi di Forza Italia e Luigi Girlanda di Rinascimento eugubino.
Martinelli presidente
Martinelli divenuto presidente saliva sugli scranni, parlava di moderazione e rispetto di tutte le parti, si faceva garante delle minoranze, poi lanciava un appello alla concretezza in vista delle prossime sedute consiliari che alla luce degli eventi della giornata suonava come l'ammonimento bonario del padre al figlio prima di allungargli un sonoro ceffone.
La morale
Chissà se ci sarà un ricorso in sede giudiziale per la votazione sulla presidenza del consiglio vista l'esclusione di Simona Minell. Si vedrà. Certo è che se questo era l'esordio di un consiglio comunale che nei prossimi anni dovrà affrontare, anche "politicamente" oltre che amministrativamente, questioni come il disagio giovanile crescente ( secondo i dati del Serd ), l'emergenza abitativa, la vivibilità del centro storico, lo sviluppo economico in chiave turistica e non solo, lo spopolamento del Comune che scende sotto i 30 mila abitanti, la marginalità di alcune frazioni, c'è poco da stare allegri. Ma forse quello di oggi era solo un effetto da calura estiva che passerà già con il clima settembrino.
Gubbio/Gualdo Tadino
17/07/2024 17:03
Redazione