Gubbio: un progetto per riqualificare S.Martino

Il progetto era stato presentato ad aprile dal professor Paolo Belardi e dall’ingegnere Francesca Rogari. A commissionarlo la Società operaia e l’amministrazione comunale con lo scopo di rivalorizzare il quartiere di San Martino attraverso il recupero della piazzetta del teatro, del giardino della Società Operaia e di largo Steuchi. Uno studio che però, dice il gruppo di impegno civico “La città, il vicolo, il futuro”, deve diventare progetto esecutivo, per non cadere nel dimenticatoio. “E’ necessario affidare subito l’incarico per studiare il progetto esecutivo e rendere il processo partecipato. – afferma Lanfranco Bertolini del gruppo di impegno civico –Lo studio ideativo merita di essere reso accessibile, portato alla conoscenza, fatto oggetto di riflessioni e dibattiti nelle scuole”. Per riqualificare San Martino è necessario poi anche contattare l’Enel al fine di spostare o interrare gli impianti posti nelle due ingombranti e anacronistiche cabine che chiudono la piazzetta del teatro. Ma il progetto potrebbe essere anche ampliato e il gruppo di impegno civico ha già avanzato due ipotesi. La prima consiste nel rifacimento delle pavimentazioni di via Vantaggi e dei collegamenti con il lungofiume e con via Carbonana e via Bellini, anche attraverso la riapertura e la sistemazione del vicolo del Bisogno; da prevedere anche il ripristino della casa abbattuta durante la guerra tra via Beccoli e il lungofiume. La seconda prevede invece la riapertura del vecchio percorso pedonale che univa, attraverso Palazzo Boccolini, via del Popolo alla parte alta degli orti dell’ex seminario, che creerebbe un altro accesso pedonale alla città, risolvendo in parte il problema dei parcheggi. E gli investimenti? “Quelli per il centro storico sono i più produttivi. – ha detto ancora Bertolini – Che una città come Gubbio non possa trovare nell’ordinaria amministrazione o nella sua capacità di ottenere sostegni una somma sostanzialmente modesta per il progetto esecutivo non è né ipotizzabile né credibile”.