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La Caritas Umbria all'Aquila per tutto il 2010

Sono ancori impegnati all'Aquila, colpita un anno fa dal terremoto, i volontari umbri della Carits che rimarranno nella città abruzzese per tutto il 2010.
Sono ancori impegnati all'Aquila, colpita un anno fa dal terremoto, i volontari umbri della Carits che rimarranno nella città abruzzese per tutto il 2010. A coordinare il campo nel quale operano anche le delegazioni Piemonte e Valle d'Aosta è coordinato da don Marco Gasparri, della diocesi di Orvieto-Todi. ''Spesso - ha detto il religioso - ci sentiamo dire dalla gente dell'Aquila: 'ah ma voi state ancora qui?'. Sì, siamo ancora con la gente dopo un anno dal terremoto che ha cambiato per sempre il volto e la vita di questa città. Sono tante le persone, soprattutto quelle anziane e sole, che hanno ancora bisogno di un sostegno e non solo materiale. Poi ci sono giovani che non hanno punti di aggregazione, di riferimento''. Don Marco è all'Aquila dal 15 aprile 2009, giorno in cui è giunto il primo gruppo di volontari Caritas dall'Umbria, si legge in un suo comunicato. ''All'inizio - ha detto ancora don Marco - il bisogno più grande degli aquilani era quello di avere dei punti di riferimento, delle certezze che oggi, piano piano si stanno delineando. Rispetto ad alcuni mesi fa la vita sta riprendendo e con essa le relazioni tra le persone, ma non sarà mai come prima e una presenza amica aiuta molto in questo''. Le delegazioni regionali Caritas si stanno concentrando sul piano di prossimità e di accompagnamento e sugli interventi di costruzione. Sono 48 le strutture realizzate o in fase di realizzazione: centri di comunità, edilizia abitativa, scuole, servizi sociali e caritativi''. Per quanto riguarda i progetti di ''prossimità e di accompagnamento'', che vedono impegnati quotidianamente anche i volontari del campo Caritas Umbria e Piemonte-Valle d'Aosta, sono di sostegno ai parroci e alle persone che hanno vissuto a lungo in tenda, in particolar modo anziani e disabili. ''Fare esperienza di volontariato per tanti giovani - ha sottolineato don Marco - significa aprirsi al prossimo, condividere la sua vita non facile. Sono proprie le situazioni difficili, se ben guidate nell'essere affrontate, a farti crescere. Avvicinarsi con fede o essere alla ricerca della propria fede, vivendo un'esperienza quale può essere quella dell'emergenza di un terremoto, aiuta eccome i giovani, soprattutto quelli che sono in cerca di un senso della propria vita. Ci stiamo già organizzando per la prossima estate, quando arriveranno diversi giovani per rivivere o per fare per la prima volta esperienza di volontario tra la gente che ancora vive situazioni di disagio e precarietà non solo materiali ma umane''. ''La prima cosa che mi torna in mente riavvolgendo il nastro dei giorni trascorsi all'Aquila è lo sguardo delle persone, i loro occhi carichi di grazie verso noi volontari'' ha ricordato Daniela, giovane operatrice della Caritas di Spoleto-Norcia che è stata tra gli aquilani la scorsa primavera. ''Io - ha aggiunto - sono tornata diversa rispetto a quando sono partita. Ho costruito delle relazioni umane che mancavano nella mia esperienza di vita. Ho riscoperto la bellezza di rimettersi in gioco. Vengono meno le certezze della routine quotidiana. Lì si vive solo il presente: il passato non c'è più, il futuro è incerto... Con i terremotati siamo entranti subito in sintonia, pur non conoscendoci reciprocamente. Ciò è stato possibile perchè abbiamo vissuto con loro nelle tende, abbiamo condiviso ogni momento della giornata''. Un bilancio di quanto fatto nel primo anno dal sisma all'Aquila dalla Caritas italiana in collaborazione con le delegazioni regionali è illustrato nel sito www.caritasitaliana.it con schede, testimonianze, foto e la sintesi di un anno di interventi di emergenza, accompagnamento e ricostruzione.

06/04/2010 17:44
Redazione
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