Lite domestica in via Sicilia, folignate in manette

E’ la tarda notte di sabato quando PA, un operaio pavimentista di 45 anni di Foligno, rientra nella sua casa in via Sicilia, nel popoloso quartiere folignate di prato Smeraldo. Il folignate –secondo una prima ricostruzione dell’accaduto- avrebbe trovato la convivente 40enne ecuadoregna al telefono e proprio da quella telefonata, prolungata e a voce alta, sarebbe nata la scintilla di una violenta lite domestica alla quale avrebbe partecipato anche la figlia 19enne della donna, forse nel tentativo di prendere le difese della madre. Secondo quanto riferito dall’arrestato ai Carabinieri e al suo legale Leonardo Romoli l’alterco si sarebbe scatenato dopo ripetute aggressioni e lancio di oggetti da parte della donna, testimoniate anche da numerosi graffi sul corpo dell’uomo, tanto da indurlo a chiamare i Carabinieri. Il folignate, senza precedenti penali a suo carico e convivente con la donna da tre anni, avrebbe poi spintonato la compagna facendola urtare violentemente contro il muro dell’appartamento e causandole, nel colpirla, fratture e tagli. All’arrivo dei Carabinieri avrebbe addirittura tirato fuori un coltello con una lama di 22 centimetri per minacciarla al comparire del quale un carabiniere avrebbe estratto la sua pistola dalla fondina per intimare all’uomo di gettarlo. La lite furibonda, con tanto di sequestro del coltello, si è dunque conclusa grazie all’intervento dell’Arma solo alle tre di notte. Dopo la lite la denuncia da parte di madre e figlia e la prognosi, per la 40enne, di 30 giorni, dopo essere stata tenuta in osservazione per due giorni all’ospedale San Giovanni Battista di Foligno. In manette il folignate è stato condotto nella caserma prima di Scanzano e poi di Foligno in attesa del giudizio per direttissima che si svolgerà in giornata con l’imputazione a carico dell’uomo di lesioni aggravate. Sul caso è competente il pm Claudio Cicchella. Il giudice ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere per l’uomo che in Tribunale è stato accusato anche di violenza privata. Il magistrato non ha accolto le richieste del difensore del folignate, l’avvocato Leonardo Ranieri, che invece aveva chiesto al giudice di disporre gli arresti domiciliari a casa della sorella dell’uomo. Il giudice ha preferito però un provvedimento più severo, come appunto il carcere. Il folignate è stato così rinchiuso nel carcere di Capanne a Perugia. L’udienza del processo con rito abbreviato è fissata per il 17 marzo prossimo. Nei prossimo giorni l’avvocato dell’imputato chiederà la revoca del carcere, al Tribunale della Libertà.