E' ripartito il mercato del lavoro in Umbria, ma è un lavoro precario, a trazione maschile che fa pendant a un esercito di lavoratori potenziali, ovvero “inattivi disponibili o attivi non disponibili a lavorare” che è ugualmente in crescita.
Lo dice lo studio di Aur, l'Agenzia Umbria Ricerche confrontando i dati Istat relativi al 2021 rispetto al 2020: 6 mila unità di occupati in più per un totale di 356.600 per un tasso di crescita (1,7%) superiore a quello italiano (0,8%) . Il dato è tuttavia meno sorridente se lo si raffronta con il 2019, ovvero con il pre pandemia: 4 mila gli occupati in meno nel 2021 e , più preoccupante, 4 mila potenziali forze di lavoro in più. Quest'ultimo numero racconta di coloro che al momento non lavorano pur essendo in età e condizioni da lavoro, ma nemmeno lo cercano, umbri che vivono in un limbo che fanno diminuire il numero di disoccupati, che infatti nel 2021 è sceso rispetto al 2019 di 8 mila unità, ma che di fatto non aumentano la forza lavoro in atto. Tra di loro ci sono i percettori di sussidi economici a vario titolo e per motivi diversi, ma anche chi genericamente non è alla ricerca attiva di un posto . Non aiuta a sbloccare la situazione nemmeno il reddito di cittadinanza se il 29% dei percettori è attualmente inattivo, ovvero non ha ricevutuo nessuna proposta di lavoro o l'ha rifiutata . Nel limbo dei lavoratori potenziali, quello che Aur definisce "disoccupazione latente" , stanno soprattutto le donne che nuovamente pagano pegno : molte di loro sono quelle che hanno rinunciato a lavorare per dedicarsi alla famiglia o che hanno perso il lavoro durante la pandemia . Il senso di scoraggiamento e la difficoltà a trovare alternative economicamente sostenibili per assolvere agli obblighi familiari hanno ancora una volta la precedenza .
Tornando al mondo di chi lavora, il tasso di occupazione umbro nell'ultimo trimestre 2021 è certamente buono : 65,3 % , sopra la media nazionale che si assesta al 59% , ma va considerato nel calcolo il fatto che nel frattempo è diminuita la popolazione in età lavorativa ( l'Umbria vive un pesante depauperamento demografico , nell'ultimo censimento dal 2019 ad oggi ha perso 4713 unità ) ; quindi , diminuendo la popolazione , nel rapporto percentuale il balzo in avanti dell' occupazione è nato dal numero di occupati in più. La conclusione di Aur è che il lavoro è finalmente ripartito, ma il riadattamento delle persone a una nuova normalità sembra essere un processo più lento e complicato, le incertezze attuali, legate al futuro dell'imprese nel quadro geopolitico internazionale, non agevolano.
Perugia
29/03/2022 07:03
Redazione