Sono decisamente brutti, per l’Umbria, gli ultimi dati prodotti dall’Istat su fronte del PIL, il prodotto interno lordo, ovvero la produzione di ricchezza su base regionale. Il PIL procapite umbro infatti tocca il minimo storico, sotto il 23,9%. L'Umbria è la regione italiana più in ritardo nel recupero del PIL dopo la crisi del 2008: Il PIL per abitante è in diminuzione del 18,9% contro la media nazionale che si attesta sul -9%.
I numeri sono frutto di un nuovo lavoro prodotto dall'agenzia Mediacom 043 coordinata dal giornalista economico Giuseppe Castellini, che nel suo commento analitico, ricorda anche che la regione, nel 2016, in termini di andamento del Pil complessivo è stata la peggiore d’Italia, segnando -1,3% (rispetto a +0,9% della media nazionale +1% del Centronord e +0,8% del Centro). "La primavera che era sembrata sbocciare nel 2015 - Pil umbro +2,3%, nettamente sopra la media italiana - dopo il lungo inverno dell’economia regionale ha subito insomma un’immediata gelata - scrive Castellini - E i conti sono pesanti anche per l’occupazione, scesa in Umbria nel 2016 dell’1,5%, anche in questo caso peggior dato d’Italia dove invece l’occupazione aumenta, anche se non di molto. Certo, una serie di indicatori cosiddetti ‘anticipatori’ - i dati ufficiali, infatti, arriveranno tra qualche mese - fanno pensare che per il 2017 anche l’Umbria abbia certamente registrato il segno ‘più’ nella ricchezza prodotta. Ma il punto sarà vedere cosa avremo fatto rispetto alla media nazionale, a quella del Centro-Nord e a quella del Centro, che debbono essere e e restare i parametri di riferimento della regione. Se non si tengono d’occhio questi indicatori, infatti, accade ciò che è accaduto nel periodo 2000-2007, quando l’Umbria è cresciuta dello 0,8% in media d’anno ma ha perso non poco terreno rispetto alla media nazionale, cresciuta di più. Insomma, non basta tornare alla crescita - spiega Castellini - Occorre, in prospettiva, fare meglio degli altri per recuperare il tanto terreno perduto e restare inseriti nelle dinamiche economiche del Centro-Nord e non, come invece sta avvenendo dal 2000, scivolare verso Sud.
Tornando al Pil per abitante, l’Umbria ha segnato il record storico del ritardo verso la media nazionale, il Centro-nord e il Centro.
Nel 2016, come certificano i dati Istat, l’Umbria ha toccato il record di ritardo rispetto alla media nazionale. Il Pil per abitante della regione (vedere tabella 1), infatti, è sceso all’84% di quello medio nazionale, confermando peraltro che l’Umbria è stata superata anche dall’Abruzzo (Pil pro capite abruzzese è l’86,1% di quello medio nazionale), per cui non vale più neppure la famosa immagine per cui l’Umbria è l’ultima regione del Centro-Nord e la prima del Sud. Ora siamo gli ultimi del Centro-Nord e i secondi del Sud.
Un calo, quello umbro, di 1,7 punti percentuali in un solo anno (nel 2015 il Pil pro capite umbro era l’87,8% di quello medio italiano). Ma il declino arriva da lontano. Nel 1995 il Pil pro capite umbro era sotto dell’1% rispetto alla media nazionale, nel 2000 del 2%, nel 2005 del 5,3%, nel 2007 registriamo invece un miglioramento, con il ritardo del Pil pro capite umbro rispetto al dato italiano che si riduce al 4,8%, prima di precipitare a un ritardo del 13,5% nel 2014 e toccare, dopo una ripresa del 2015, il minimo del 13,9% nel 2016.
In netto aumento anche il divario con il Centro-Nord, l’area economica a cui dovremmo tentare di agganciarci. Ora il divario tra il Pil pro capite umbro e quello medio del Centro-Nord ha toccato il 26,9%, rispetto al 17% di venti anni fa e al 17,4% del 2000. In altre parole, oggi il Pil pro capite in Umbria è inferiore del 26,9% rispetto alla media delle regioni del Centro-Nord, mentre venti anni fa, nel 1995, era inferiore del 17% e nel 2000 del 17,4%. Dal 2000, poi, è stato un continuo allargarsi del fossato.
Molto terreno perso anche rispetto al Centro: nel 2016 il Pil pro capite dell’Umbria, segnalano i dati Istat, è del 20,2% inferiore a quello medio delle regioni del Centro, mentre venti anni, nel 1995, era -9,4% e nel 2000 -12,3%, Da allora, una continua caduta.
L’Umbria è dunque la regione italiana che ha perso più Pil per abitante dall’inizio della crisi ad oggi. Tra il 2007, ultimo anno prima dello scoppio della grande recessione, e il 2016, il Pil per abitante in termini reali (ossia depurando i dati dall’inflazione) secondo le tabelle dell’Istat è sceso del 18,5%, praticamente quasi il doppio della media nazionale (9,6%) e di quella del Centro-Nord, anch’essa calata del 9,6%. Dato umbro molto pesante anche rispetto a quello del Centro (-13,6%).
Solo una regione italiana ha recuperato i livelli di Pil per abitante che c’erano prima della crisi: si tratta della Basilicata (+0,5%). Tutte le altre regioni, pur con grosse differenze, sono ancora tutte indietro ai livelli pre crisi. I ritardi più ‘leggeri’ sono quelli di Trentino Alto Adige (-2,1%), Lombardia (-6,6%), Abruzzo (-7,7%) e Toscana (-7,8%). I ritardi peggiori li mostrano appunto l’Umbria (-18,5%), il Lazio (16,8%), il Molise (-16,1%), la Sicilia (-14,7%) e le Marche (-12,7%).
Perugia
09/01/2018 08:16
Redazione