Arresti domiciliari per tre imprenditori del settore del commercio di prodotti petroliferi per autotrazione, uno dei quali di nazionalità polacca e tutti e tre radicati in Umbria, accusati di una serie di reati tributari, nonché di autoriciclaggio dei proventi derivanti dall' evasione fiscale. L' ordinanza, insieme al sequestro preventivo di denaro, di beni mobili e immobili, per un valore totale di circa un milione e mezzo di euro, è stata eseguita dal personale del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Perugia, su delega della procura della Repubblica del capoluogo umbro. I provvedimenti sono scattati a seguito di un autonomo filone investigativo avviato dalle fiamme gialle perugine durante le indagini riguardanti un altro sodalizio, anche questo, secondo la guardia di finanza, operante con analoghe modalità criminali e nello stesso settore, con diramazioni in Italia e all' estero. Indagini che nei giorni scorsi hanno portato ad arresti e sequestri per oltre 8 milioni di euro. In particolare l' attenzione degli inquirenti si è concentrata su forniture di carburante, a partire dal 2017, da due società,una tunisina ed un' altra con sede alle Seychelles, entrambe segnalate da varie Unità di informazione finanziaria estere per comportamenti sospetti sotto il profilo del possibile riciclaggio dei proventi del contrabbando di petrolio. Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza il combustibile, stoccato in un deposito costiero della città spagnola di Cartagena, veniva acquistato 'cartolarmente' da una società italiana con sede a Roma, rivelatasi - secondo gli inquirenti - un vero e proprio 'missing trader' privo di una struttura organizzativa e patrimoniale e, successivamente, ceduto ad una società 'filtro' localizzata in provincia di Perugia che, a sua volta, lo rivendeva ad altre società fittiziamente interposte, prima di giungere, sempre 'cartolarmente', al destinatario finale, che alimentava una rete di distributori senza logo (le cosiddette pompe bianche) le quali, proprio lucrando sull'Iva sottratta all'erario, praticavano prezzi scontati. Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti in realtà le cessioni del prodotto, trasportato via mare presso un deposito di Genova e da qui, mediante autobotti, ai clienti finali nazionali, sono di fatto avvenute direttamente tra i fornitori esteri e l' ultima società italiana della catena. La presunta Iva indebitamente detratta dalle società 'filtro' e non versata all' erario dalla 'cartiera', in parte sarebbe stata dirottata verso conti esteri detenuti in Tunisia e a Malta e, per la restante parte, utilizzata per la realizzazione di investimenti immobiliari, con l' acquisto di casolari sulle colline venete eumbre, dietro lo schermo di due società croate riconducibili ai responsabili della frode. Condividendo le ipotesi accusatorie formulate dal pm, sulla base della ricostruzione dei flussi finanziari e delle transazioni economiche svolta dalla guardia di finanza con la collaborazione dell' ufficio delle dogane di Perugia, il gip ha disposto l' applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dei tre imprenditori e il sequestro preventivo dei beni. "L' operazione - riferisce la guardia di finanza - si aggiunge ad altre analoghe già positivamente concluse o in via di definizione in un settore particolarmente sensibile ed esposto al rischio di frode, quale quello del commercio dei prodotti petroliferi, e si colloca nel quadro più generale del contrasto ai traffici illeciti e ai soggetti interposti, a tutela delle entrate del bilancio dello Stato, dell' Unione europea, delle regole della libera e leale concorrenza e degli onesti contribuenti".
Perugia
24/02/2021 09:53
Redazione