Il dibattito sviluppatosi ieri in Consiglio provinciale sulle sorti del Rio Fergia si è concluso con l’annuncio di nuove iniziative di approfondimento, impegnando la Giunta provinciale a “promuovere ogni azione istituzionale necessaria a garantire la tutela idrica e ambientale del bacino del Rio Fergia e del territorio circostante e a lavorare, in sinergia con altri Enti ed Istituzioni, per la prevenzione di ogni rischio ambientale derivante dal depauperamento delle comuni risorse idriche”. Il dibattito è stato animato tra l’altro dalla presenza di una folta rappresentanza dell’omonimo Comitato, giunto a Perugia da località Boschetto. Come riferito anche nel documento, è dal 1990 che il comitato si adopera per difendere le acque del fiume da un utilizzo eccessivo. “Questa battaglia – è scritto - ha conosciuto un suo primo punto fermo nel 1993, quando è stato firmato un protocollo d’intesa nel quale si stabiliva che dalla sorgente del fiume non poteva essere captata una quantità d’acqua superiore ai 28 litri al secondo, dei quali 20 avrebbero alimentato l’acquedotto di Nocera Umbra, gli altri 8 quello di Gualdo Tadino. La questione si è riaperta circa un anno e mezzo fa quando, sulla base di una determinazione dirigenziale della Regione Umbria, è stato concesso alla società Rocchetta di effettuare ricerche per la captazione di ulteriori 20 litri/sec. di acqua da imbottigliare e mettere sul mercato. La ricerca, effettuata attraverso lo scavo di pozzi ha visibilmente interferito con la stessa falda che alimenta il Rio Fergia, come certificato dall’ARPA. Sulla base di questa risultanza, i pozzi sono stati chiusi". I lavori sono stati temporaneamente interrotti, ma i pozzi rimangono e la richiesta della società Rocchetta resta ancora in attesa di una definizione. Da qui la forte preoccupazione del Comitato che in una nota consegnata ieri ai consiglieri provinciali sostiene la sua ferma contrarietà ad ulteriori prelievi dal bacino di Boschetto, “già compromesso e al limite delle potenzialità di prelevamento”.