Sabina Guzzanti è imbarazzata, Michele Santoro ha fretta di rientrare nella sua Rimini, Giulietto Chiesa riempie la sala di pessimismo «cosmico», Marco Travaglio è arrabbiato e Ennio Remondino, lontano da bombe e tensioni, appare il più rilassato. Tra loro Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione Nazionale Stampa Italiana. E’ questo il quadretto che si offre alla platea del Centro Servizi Santo Spirito, in occasione del V Forum dell’Informazione di Gubbio. A chiudere la seconda giornata, come anteprima di Altrocioccolato, il documentario «Viva Zapatero!» di Sabina Guzzanti e un incontro sul tema della libertà d’informazione. La formula prevedeva un dibattito e la proiezione del medio metraggio sulla censura del programma Raiot. La scaletta viene stravolta, la Guzzanti ha fame e vuol cenare, prima c’è la proiezione. Santoro seccato saluta il pubblico e puntualizza che «Viva Zapatero!non è contro Berlusconi». Il tempo di spiegare che gli esclusi (Santoro, Rossi, Luttazzi, Biagi) «non vogliono essere descritti come quelli che devono tornare in tv per forza» e che in Italia ci «sono troppe reti generaliste invase dai reality» ed è già sulla via di casa. La proiezione, salutata con un grande applauso, rapisce il pubblico e «aggroviglia le budella» come diranno poi Remondino e Di Giammaria. Il dibattito sulla Rai, la legge Gasparri, Berlusconi, le linee editoriali, la censura, il peso dei partiti dura fino all’1 di notte. Sabina Guzzanti, la comica, ce l’ha con i giornalisti che fanno domande «dementi» e «servili», il cui lavoro è pilotato da telefonate che arrivano in redazione, li sprona a fare il «proprio dovere». Guzzanti chiede ai giornalisti in platea «perché non fate uno sciopero?perché non riempite le pagine dei giornali per dire che c’è la censura?». Le dà ragione Chiesa e aggiunge che «i giornalisti però non ce la possono fare da soli», c’è bisogno dei sindacati e di un’opposizione più combattiva. Lui vuole un «movimento politico per la democratizzazione della libertà d’informazione». Un’idea che fa venire i brividi a Travaglio, «i politici dovrebbero ritirarsi dalla Rai» e i partiti stare lontani dall’informazione. «I giornalisti – dice - però dovrebbero farsi sentire». A difendere la categoria ci prova Roberto Natale dell’Usigrai: il «problema – dice – non è il colore del guinzaglio, ma il guinzaglio».