E' nota ai più la storia delle braghe dipinte su commissione pontificia da Daniele da Volterra ai nudi di Michelangelo nella Cappella Sistina, troppo sconci in epoca di controriforma in uno dei luoghi sacri più autorevoli della cristianità. Sono trascorsi cinque secoli eppure il nudo artistico crea ancora imbarazzo. Accade nuovamente a Gualdo Tadino alla mostra allestita presso la chiesa di san Francesco "La stanza segreta" a cura di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi dove 40 artisti figurativi espongono fino alla fine di ottobre. Il post su Facebook, uno di quelli sponsorizzati acquistati dal Polo museale gualdse per promuovere l'evento, è stato bloccato poichè, spiega lo stesso Facebook:" Il sito non può promuovere prodotti o servizi per adulti che mettono in evidenza il piacere sessuale". Livio Scarpella con "Il copridivano nudo", Luca Morelli con "Confronto ", Dino Valls con "Psicostasia", Giuseppe Bergomi con "Autoritratto" finiscono, insieme ad altri, nella tagliola della censura del social dettata da un algoritmo che, basandosi su dati preimpostati, segnala in modo asettico ciò che dalla sua operazione matematica risulta sconcio. La tagliola raggiunge anche Anna Keen con "Come fanno i marinai" dove affronta il tema della omosessualità insieme ad Alberto Mingotti "Chiacchierata tra amici" e John Kirby con il suo casto "The kiss", dato sulla guancia davanti ad un crocefisso.
E' questo della censura Facebook un rewind che riporta in auge due casi analoghi accaduti sempre a Gualdo Tadino a due mostre di Vittorio Sgarbi, "Seduzione e potere" nel 2017 e "Luciano Ventrone " nel 2018, anch'esse censurate dal social e tornate agli onori della cronaca in queste ore stante la richiesta di risarcimento danni avanzata dal critico d'arte presso il tribunale di Macerata, riportata dal quotidiano "Il Resto del Carlino" , richiesta di risarcimento che ammonta a un milione di euro . Udienza prevista il prossimo 7 ottobre.
"Assurdo come il nudo e l'omossessualità siano ancora oggi argomenti tabù nell'opinione pubblica – afferma la direttrice del Polo museale Catia Monacelli – Facebook non riesce a bloccare video porno che portano danno alle persone coinvolte loro malgrado, però appunta la sua attenzione su un nudo artistico".
Una riflessione quella dell'antropologa e critico d'arte Catia Monacelli che punta il dito contro una gestione robotica della censura, in cui un algoritmo decide il si o il no alla pubblicazione misurando la quantità di porzioni di pelle esposta .
Gubbio/Gualdo Tadino
18/09/2019 12:52
Redazione