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Spello, rientrano stasera i due centauri ambasciatori

Spello. Torneranno a casa questa sera i due ambascitori di Spello Giampiero Pagliochini e Giorgio Bistocchi. Domani saranno accolti ufficialmente in Comune. Il diario di bordo del loro viaggio in Africa
Torneranno a casa questa sera i due ambascitori di Spello Giampiero Pagliochini e Giorgio Bistocchi. Domani pomeriggio 4 novembre alle ore 17 i due centrauri che hanno risalito l’ Africa in moto distribuendo in giro prodotti tipici e brochure di Spello, saranno ufficialmente accolti dal sindaco Sandro Vitali nel palazzo comunale, dai ragazzi del moto club Fuorigiri 2001 e da tanti spellani. Per loro un brindisi di buon ritorno e tante domande sul loro viaggio. Di seguito riportiamo l’ultimo report di viaggio, sempre ricco di particolari scritti da Giampiero Pagliochini. “Scrivo da Cesme in Turchia, siamo arrivati nel tardo pomeriggio, dopo aver fatto frontiera due giorni fa con la Siria e la Turchia. Ma ora torno a raccontare da dove avevo inviato l’ultimo reportage. Wadi Halfa, la cittadina Sudanese sulla sponda est del Nilo, si è sviluppata ultimamente, grazie alla posizione al di sopra del Nilo: praticamente è sullo stesso livello del porto ad Assuan prima della grande diga. Il risveglio è sotto un cielo che vede il sorgere del sole (come scritto abbiamo dormito all’ aperto come il resto delle persone). Cerchiamo la sede alla compagnia che gestisce il ferry, subito capiamo che tira aria di fregatura: tutto è scritto in arabo e diventa difficile capire quale sia il prezzo del biglietto. Noto un ragazzo che si muove bene nei meandri della burocrazia, il suo nome è Masha, gli do in mano i passaporti e gli chiedo di sbrigare il tutto, dogana compresa. Quando torniamo nel suo ufficio conosciamo Dennis, nato in Sierra Leone e laureato in Germania: viaggia in jeep con la famiglia, è un tipo simpaticissimo, anche lui diretto ad Assuan, “siamo sulla stessa barca” (intesa come burocrazia) e conto da pagare. Saranno 340 dollari per noi, piu’ di mille per lui, ma quando chiedo a che cosa si riferisce il conto mi sento dire “che così è”, altrimenti necesiterebbe piu’ tempo, specialmente in dogana dove dobbiamo pagare e credo ungere perche’ le moto passino senza controllo. Ora capisco perchè 16 anni prima sono arrivato fino ad Abu Simbel ed ora non si può più, ne da parte Sudanese tanto meno da quella egiziana…. un vero affare!. Aspettiamo Dennis e la sua famiglia al nostro hotel, poi con Masha al porto: non viaggiamo con un ferry passeggeri, le moto partiranno all’indomani con una chiatta, non c’e’ alternative. Lasciamo il Sudan, si risale il Nilo. Peccato che quando giungiamo ad Abu Simbel sia notte e non possiamo ammirare il Tempio, peccato…. ho i ricordi, ma fa sempre piacere rivedere qualcosa di stupendo . Sul ponte della nave prendiamo posizione per passare la notte, siamo sul lato sinistro della nave insieme a Dennis…. sarà una disgrazia !!! Scherzo, ma non tanto. Ceniamo... certo la carretta su cui viaggiamo di igiene nemmeno l´ombra anche coloro che servono vestono abiti che da tanto tempo non vedono sapone. E´ la terza notte consecutiva sotto le stelle, almeno ho un albergo di alta qualità.... scherzo..... E´ ancora buio quando veniamo svegliati, sono le quattro del mattino, dobbiamo toglierci di mezzo e non ci sono scuse. L´ unica colpa che abbiamo è quella di stare tra chi deve pregare e il punto cardinale est, che è la Mecca. Nemmeno i figli di Dennis vengono risparmiati, e allora mi domando cosa ci sia di spirituale tra la propria anima e il Dio che uno prega.... faccio fatica a capirlo, da tanti anni che viaggio e´ la prima volta che ho questa riflessione, ho rispettato tutto e tutti in qualsiasi paese ma questa volta non capisco: mi torna in mente l´episodio di quando in Italia scoppio’ la polemica per il crocefisso che doveva essere rimosso, pur restando nella mia laicita´ dico che è giusto che sia rimasto dove era e per una volta tutti quei buonisti che non perdono occasione per farsi notare rimangano al loro posto. Fa giorno e di colpo la carretta riprende vita. Giungiamo ad Assuan che sono le 9 del mattino, prassi burocratiche e via verso la città che dista 14 km. Con noi Dennis e famiglia e sostiamo nello stesso albergo al centro citta´. All´ indomani ammaziamo il tempo riposandoci, tanto le moto arriveranno con una mezza giornata di ritardo : domani è venerdì e sarà un altro giorno perso per i mussulmani…. è la nostra domenica. Sabato mattina andiamo al porto ci dicono che la nave non arriverà… quando vediamo oltre la recizione una coppia di tedeschi con la loro Land Rover, alziamo la voce e ci fanno entrare. Ci rechiamo alla dogana dove dobbiamo sbrigare le pratiche doganali sono in due : uno comanda l´ altro obbedisce. éaghiamo circa 100 dollari a testa per che cosa non so e quando chiedo perchè costi tanto il tizio mi dice: « Cosa ci compri in Europa con questi soldi ? » , gli rispondo a tono : « Siamo in Egitto non in Italia » e lui : « Ho dei bambini che devono mangiare », «anche i miei mangiano » fregato si, ma tonto no….. Non cambia nulla, ricordo questo paese dove richiedere mance è un istituzione ma dopo 16 anni mi sembra peggiorato. Quì abbiamo finito. si torna ad Assuan dobbiamo raccattare un tizio ingegnere della motorizzazione che insieme ad un altro dovranno controllare i veicoli. Dopo vari giri lo troviamo, per fortuna che in mattinata abbiamo avuto la fortuna di prendere un taxi guidato da un ragazzo sveglio Maikel (ribattezzato Schumi)… sara´ la nostra icona per due giorni, infatti tornati al porto e controllati i mezzi la giornata e´ finita si ricomincia domani. Tra tante dissaventure c´e´ un lato positivo : Dennis ci fa morire dal ridere, con le sue battute ed espressioni. Andiamo a cena insieme poi due passi, vado ad un internet point ma devo uscire immediatamente : siamo in dieci e la ragazza e dice che deve chiudere, ma sono le otto della sera e mi dicono che fino alle 24 e´ aperto. No, si chiude. Domenica, veniamo svegliati dalle campane di una chiesa copta che è nelle vicinanze dell´ albergo. Si riparte. Maikel puntuale alle otto sotto l’ albergo. Stesso ufficio del giorno prima dobbiamo prendere le targhe,l’ ufficio e una scaffalatura dal pian terreno al soffitto un ammasso di cartelle e di carta che non si puo descrivere. Quando la fine sembra alla portata di mano dobbiamo andare dall’ altra parte della citta’ a fare l’ assicurazione.... che strazio!.Maikel si da da fare e per fortuna che parla inglese. Fa di tutto, salta da un ufficio all’ altro, fa le fotocopie alla fine della giornata quando ci riporterà al porto lo pagherò con soddisfazione. Prendiamo i veicoli, si va in albergo, cambio la gomma posteriore, si vede la tela, Giorgio controlla la sua moto dall’ altra parte il tratto del Sudan e stato duro. Lunedi finalmente si parte dopo 4 giorni persi inutilmente. Prendiamo la strada che e sul lato ovest del Nilo dall’ altra parte dovremmo stare in convoglio, si questa e’ la barzelletta, che per l’ incolumita degli stranieri si deve viaggiare scortati. Si parte, ma non andiamo lontani... ci fermano noi e Dennis ad un check point, tornare indientro e la parola d’ ordine. E allora prendiamo delle strade lungo il Nilo che passano per villaggi, forse è questo che non vogliono far vedere ai turisti: la poverta’ in cui versa questo popolo. A mio parere ci sono due Egitti, questo e quello del turismo, fatto di crociere sul Nilo. Dopo 40 km riprendiamo la strada da cui ci avevano rimandato indietro, giungiamo a Luxor nel primo pomeriggio devo cambiare l’ olio alla Kappona, sostituisco anche il filtro, Giorgio e’ preoccupato per la corona e all’ osso. Ceniamo e via al Tempio a fare 2 foto. Salutiamo Dennis e famiglia e ignari di tutto puntiamo verso il Cairo. Al posto di blocco fuori citta’ ci dicono che dobbiamo tornare indietro o aspettare il convoglio delle 14 o pagare una scrota: si avete capito hanno creato un sistema a circuito chiuso dove la parola d’ ordine e spennare il turista specialmente quelli come noi che viaggiano con i loro mezzi. Guardo Giorgio e gli dico: “seguimi”. Torniamo verso la citta’ poi prendiamo per campi sempre costeggiando la strada principale, la gente ci aiuta a scegliere il percorso, quando rientriamo c’ e’ un check point che superiamo anche se tutti strillano che dobbiamo fermarci… si loro, i poliziotti ma non andiamo lontano. 25 km dopo siamo di nuovo bloccati. Tanti giovani con la pistola nella fondina, dobbiamo bloccarvi per la vostra incolumita’ mi risponde quello che deve parlare ma da chi dobbiamo guardarci chiedo? Dalla gente qui’ si rischia, e allora gli chiedo quanti anni ha, lui mi dice 25, sono venuto in Egitto quando eri bambino e ho girato in largo e lungo senza problemi e non credo di avere problemi, non gli dico che poco prima le persone che lui dice siano pericolose ci hanno aiutato a trovare la strada e non e bello che un poliziotto parli male del suo popolo. Si consulta e mi dice che dobbiamo tornare a Luxor e allora mi scateno, inizio a dire di tutto naturalmente in inglese, che se non paghi non vai da nessuna parte, Giorgio mi guarda e sta zitto dopo mi dira’ di essere rimasto per un momento convinto che ero andato fuori di testa, ci vuole altro, do un calcio ad un sasso e allora il poliziotto mi dice RELAX ma quale relax mi sembrate un branco di matti e seguito, 5 minuti aspetti 5 minuti. Arriva una telefonata potete andare, quasi non ci credo. Per 200 km viaggiamo alla grande, incontriamo uno di quei convogli, un trentina di pulman pieni di turisti sembra la corsa piu folle del mondo, macchine della poilizia avanti e al seguito, rifletto ma cosa penseranno quei turisti dentro anche Giorgio mi confermerà, la stessa riflessione. Ad un ponte vorrei andare dall' altra parte del Nilo ma questa volta ci ostruiscono il passaggio dobbiamo seguire una macchina della poilizia sara’ per un tratto e no dopo 20 km c´ e´ il cambio. Dura poco, parcheggio e l´ ufficiale mi fa che dobbiamo andare, no io di qui’ non mi muovo piazzo la tenda, mi guarda esterefatto anche Giorgio va in scena siamo in 2 a matteggiare, seguono 10 minuti convulsi del militare che parla con la radio non so con chi, poi ci dice potete andare siete liberi ma non lasciate la strada. Ai check point ci fermano e si consultano coi quelli della stazione precedente e quella che andremo ad incontrare. Ci saranno altre 2 pattuglie che ci chiederanno di seguirli ma noi come dei sordi li semineremo. Per la cronaca: una Toyota non siamo riusciti a superarla il ragazzo guidava da formula uno, quando ci saluta ci dice sono bravo? Certo e visto che guidi una Toyota sei lo Jarno Trulli dell’ Egitto. Giungiamo ad El Minya e’ quasi notte con tutto quello che e succeso abbiamo percorso piu di 500 km, chiediamo a dei ragzzi in moto (sono in 3 sulla sella) di un hotel e tanto perche’ sono pericolosi ci scortano, si aggiungono altre moto e a suon di clacson fino all albergo. Al mattimo puntiamo verso nord poi memore del viaggio precedente giriamo per l oasi del El Feyum da li’ alla piana di Giza e un attimo senza attraversare il Cairo 2 volte. Cavolo c’ e’ l autostrada, che bello e no troppo facile, il poliziotto del traffico si pone in mezzo alla corsia, c´e´ il gradutato che non scende dall’auto, al momento non capisco poi mi dice che andavamo troppo veloci il radar non sbaglia. Chi noi ? come ci sorpassavano tutti e poi i seganli, ci sono ma la moto non e´ contemplata, lo so mi risponde e allora perche ci vuole ritirare la patente, naturalmente quella egiziana che ci hanno fatto ad Assuan, perche andavate veloci il limite e 70 km/h, mai deciso competere con un lepre, tanto meno con lui che se paghiamo non ci ritira nulla. Ci rilascia un foglio che vale come temporale per la guida di 2 giorni. Arriviamo a Giza e dimentichiamo quell’ Egitto ostile entriamo nella piana e allora immortaliamo noi e le moto poi via verso Suez. Attraversiamo il Cairo quando giungiamo al canale imbocchiamo il tunnel che passa sotto, lasciamo l’ Africa definitivamente, certo se non fosse per l’Egitto tutto e stato bellissimo. E notte quando giungiano a Nuweba il porto che da sul golfo di Aqaba, domani si va in Giordania, alla bigliettria conosciamo Andres un ragazzo sudafricano partito 3 mesi fa in moto e va a Londra ci diamo appuntamento per l’ indomani. Al mattino andiamo in banco e preleviamo moneta egiziana che cambiamo in dollari, in Siria le carte di credito non contano nulla. Durante il trasferimento dal Cairo abbiamo dovuto registrare la catena del 640 piu’ volte, usciva certo in queste condizioni non andiamo lontano ma a mio parere fino in Turchia non abbiamo possibilita di risolvere. Quattro ore di un uffico ad un altro, finalmente arriva la nave per Aqaba con noi Andres, si parte giugiamo in Giordania se non fosse per l´ addetto dell’ uffico assicurazioni che si e assentato tutto filerebbe per il meglio ed invece usciamo dal porto con due ore di ritardo. Albergo e via a cena abbiamo saltato il pranzo. Di buon mattino partiamo per Petra, la strada sale, dopo un centinaio di km svoltiamo e allora il panorama si fa piu suggestivo, arriviamo a Petra con la speranza di visitare la citta’ ed essere la sera piu vicini alla Siria ma c´ e´ Mr Bush e signora, Petra e blindata militari in assetto di guerra ovunque, ci sono anche loro i marines americani walk talk all orecchio bombe una per spalla occhiali neri sembra un film, per farla breve attendiamo 2 ore prima di accedere al silk il canalone che conduce alla citta´. Per me e la seconda volta e allora i ricordi mi assalgono e vanno a Primo un amico del Moto Clu Citta di Assisi, scomparso due anni fa, insieme abbiamo fatto dei viaggi bellissimi questo era uno di quelli. Petra affascina forse perche’ e’ unica nel suo genere, sia Giorgio che Andreas lo confermano. LasciamoPetra e via verso Amman dove ritroviamo una coppia di olandesi che Andres ha incontrato in Tanzania, scegliamo un albergo piu econimico si cena insieme e ci diamo appuntamento in Europa. Andres mi dice che ha dormito poco non ha il visto per la Siria ma lo rassicuro l´ abbiamo noi e una volta che hai superato la Giordania diventa difficile rimandarlo indietro, cosi e´ anche se i passaporti vengo passati ai raggi x per verificare se c´ e´ il visto israeliano. La sera siamo ad Aleppo, di buon mattino facciamo frontiera con la Turchia, purtroppo quello che era un seria preoccupazione diventa realta’ la corona del 640 di Giorgio non ha piu nulla che assomigli ad un dente. Arriviamo ad Adana, la citta’ e granda e chi sa una botta di fortuna. All´ albergo Andres dice di averne una usate, ma guarda il diametro di alloggiamento e lo stesso solo i fori di fissaggio sono diversi ma questo e il problema minore. E domenica e ci facciamo 2 passi domani e un altro giorno. Andres parte al sorgere del sole va verso Instanbul, quando passere in Italia verra’ a trovarci, in mancanza di denaro in attesa di una ricarica dal Sud Africa gli prestiamo 100 dollari piu quelli che abbiamo anticipato in frontiera siriana per il visto, una mano tira l altra, noi si vedra´. Facciamo un giro in un paio di concessionarie ma di uguale alla nostra corona nulla, e tornando in albergo notiamo un negozio che vende lucchetti, serrature e chiavi, chi meglio di lui puo avere una lima. Affare fatto ci mette a disposizione il negozio, stringo le 2 corone sulla morsa e con la lima tonda asolo la corona che ci ha dato Andres, funziona torniamo in albergo e l’ installiamo Giorgio fa un paio di giri dell’ isolato, lo vedo convinto e allora non piu’ a Cesme per il traghetto dalla Turchia, si va in Grecia, 14 paesi questo ci manca. La sera siamo ad un centinaio di Km da Canakkale domani si entra in Grecia, si va verso Igoumenitsa, se avremmo tempo passeremo a salutare i miei amici greci di Parga, lo spero ci tengo. La mattina e’ di quelle invernali sui monti c’e’ la neve ma la cosa non preoccupa. Purtroppo siamo costretti a cambiare programma, sui Sali e scendi dell’altopiani turchi l’ammortizzatore del 640 smette di funzionare, sinceramente con il carico al seguito abbiamo piu’ volte pensato che avrebbe ceduto prima, magari in Sudan e allora deviamo per Cesme l’ultima nave parte il primo novembre con un giorno di anticipo giusto il tempo per fare i biglietti. Questo e’ tutto da Cesme un arrivederci in Itali Giampiero e Giorgio Il kontakilometri segna 18448 km ero partito da Cape Hope con 1990 siamo a circa quota 16458 km e manca da arrivare in Italia quindi i 17000 km sono quasi realta’ e se in Egitto non avessimo avuto tutti quei problemi di sicuro avremmo fatto il giro delle oasi, altri 5-600 km in piu´, c’e’ poi da tenere in conto i 160 km da Ancona a casa e quelli verso Milano siamo oltre i 17000 km. Forse e l´ora di tirare le somme io non dico nulla della moto, si commenta da solo il viaggio, le uniche cose che ho sostituito sono stati i filtri dell´olio (ogni 4000 km) e l’ olio nemmeno le candele ho sostituito e dal Kenya fino all´Egitto la Kappona si e digerita benzina con il piombo, per i consumi 15 km con un litro e stata la media ma sugli altopiani ethiopi e della Turchia sono andato oltre i 17 km litro non so giustificarlo, con la carburazione che smagriva aumentava il rendimento o forse l´ insieme elettronica ed iniezione si comporta differentemente con la temperatura fredda. Qundi non vado oltre perche’ a volte ne ho sentite e viste scritte di tutti i colori a proposito di questa moto, mi si puo’ tacciare che devo parlarne bene, ma l’ ipocresia non mi appartiene, Giorgio ne e testimone se c´´ e´´ una cosa che vorrei che fosse diversa e’ la capacita’ dei serbatoi basterebbero 5 litri in piu’ per stare sicuri, solo nel tratto del Sudan ho imbarcato un 10 litri con una latta ma non c’ era alternativa. Le piccole perdite di olio delle forcelle l´ho risolti pulendo gli o-ring e ristringendo le molle degli stessi. Una lode ai cerchi con tutti quei schiaffi che hanno preso non so come hanno resistito, non aggiungo nulla se non la soddisfazione di aver portato a termine un progetto che forse meriterebbe piu’ tempo ma non si puo’ chiedere la luna, abbiamo incontrato gente che e’ via da mesi adirittura da anni, che ha fatto il periplo dell’ Africa. Passo ai ringraziamenti si lo faccio questa volta, perche’ ci sono state delle situazioni che mi hanno stupito per l´ atteggiamento incomprensibile di alcune persone ma si sa ognuno ha le sue opinioni e qundi ringrazio tutti quelli che hanno sostenuto in questa iniziativa. Parto da Mamma KTM Austria e KTM Italia nella figura di Angelo Crippa per la disponibilita’ accordatami, spero di aver ricambiato la sua fiducia e quella delle persone che collaborano con lui. L´ Acerbis per averci messo a disposizione del materiale tecnicamente valido. Ringrazio tutti coloro che via e-mail e sui forum hanno seguito questa avventura un abbraccio metaforico ma con tanta stima anche per le parole scitte. Per ultimo Giorgio fedele compagno di viaggio che in sella al 640 mi ha stupito certo l´Africa non e l´Europa ma a volte certe situazione hanno pesato anche a me che di esperienze di un fare in un mondo diverso ne avevo, il fatto di aver gestito per mesi questo viaggio e poi realizzato credo che l´ha arricchito motociclisticamente e come persone, una battuta su tutte che ho sentito ripetergli “CHE SPETTACOLO”, a suggellare lo stupore per qualcosa di diverso, naturalmente parlando di Lui un Ringraziamento al sindaco Sandro Vitali del Comune di Spello, dove Giorgio vive, per il Patrocinio, ai ragazzi del Moto Club Fuorigiri 2001 di cui Giorgio e´ presidente e i suoi amici della concessionaria BOUR OUT ed ESSENZE che anche economicamente hanno contribuito a relaizzare questo viaggio ma devo anche ringraziarlo per una evento che ho tenuto nascosto fino ad ora, solo per il fatto che in Italia ho una famiglia che non volevo fosse in apprensione. In Botswana sono caduto rovinosamente in fuoristrada nell´unico giorno in cui eravamo liberi dai bagagli. Sono romasto sotto la moto, la ruota avanti sulla sabbia mi ha scartato non so forse un sasso o un tronco, di fatto quando ho provato a rialzarmi il ginocchio destro mi andava per i fatti suoi, di sicuro il legamento e non solo hanno subito il trauma. Per 10-12 giorni ho viaggiato con un ginocchio gonfio come un pallone da calcio, poi tutto e passato anche se a volte non lo sento al top, in Italia verificherò, in questa situazione Giorgio si e´ preoccupato di mettermi in sella con i bagagli che tirava giù e rimetteva su ogni mattina. L ´ho voluto raccontare per onor di cronaca… anche io, come i normali, cado”.

03/11/2007 09:59
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