Piccoli segnali positivi per il turismo umbro ci sono, ma l’uscita dal tunnel, in cui l’hanno confinato gli eventi sismici iniziati lo scorso 24 agosto, è ancora lontana. Lo dimostrano i dati della rilevazione effettuata da Federalberghi Umbria Confcommercio su un campione di 50 strutture, rappresentativo dell’offerta ricettiva regionale, che fa luce sulla situazione del settore nei mesi di marzo e aprile, soprattutto nei periodi di Pasqua e dei ponti del 25 aprile e del 1 maggio, in attesa dei dati ufficiali. Questi ultimi, infatti, si fermano per ora ai mesi di gennaio e febbraio, e registrano un –26% degli arrivi e un –9% della presenze turistiche rispetto allo scorso anno, includendo peraltro anche l’accoglienza dei terremotati e di tutto il personale di servizio presente nella regione proprio a seguito del terremoto. I primi 3 mesi dell’anno incidono comunque in modo marginale sull’andamento complessivo dell’Umbria turistica. Non si può dire lo stesso dei mesi successivi, invece molto significativi come avvio di stagione, sui quali si è concentrata l’attenzione di Federalberghi. La rilevazione condotta dalla organizzazione conferma una pesante criticità per il periodo pasquale, che ha fatto registrare un calo della presenza turistica in Umbria del 40 / 50%. Per i ponti la situazione è leggermente migliorata, anche se ancora molto preoccupante, visto che le imprese ricettive hanno registrato un calo del 30 / 35%. “Con questi numeri, una impresa non vive”, commenta Giorgio Mencaroni, presidente Federalberghi Umbria Confcommercio, “soprattutto se si tiene conto del fatto che fuori del cratere le attività ricettive non possono al momento accedere ad alcuna misura di sostegno all’occupazione, che consenta di guardare al futuro salvaguardando i livelli occupazionali. E non stiamo analizzando i dati economici: ospitare i terremotati fa crescere l’occupazione media, ma non è la stessa cosa che vendere le camere ad un prezzo di mercato.