Il consigliere regionale Marco Squarta (FdI) annuncia una mozione in assemblea legislativa per l’istituzione di un “Codice etico di comportamento” per chiunque faccia parte del mondo calcistico. “Atleti, tesserati di società sportive e genitori dei ragazzini – dice Squarta - devono astenersi da comportamenti che incitano alla violenza. Deve essere inoltre contrastato con forza ogni comportamento ineducato e discriminatorio che riguarda razza, sesso, religione ed origini etniche. Le società sportive siano libere di mandare via i genitori violenti trattenendo le quote di iscrizione dei figli minori”.
“Si rende necessaria - spiega Squarta - una proposta di legge e, a tal fine, ho intenzione di approfondire la questione insieme alla Figc, alle numerose società sportive presenti in Umbria e all’Ufficio scolastico regionale, quindi con altri attori che a vario titolo possono diffondere i principi educativi del Codice etico. Lo sport deve essere sempre un momento di socializzazione e divertimento. Perciò allenatori, dirigenti, ma anche i piccoli atleti e i genitori sugli spalti che troppe volte in maniera violenta rovinano giornate di festa, devono rispettare le regole, gli avversari e le scelte tecniche. Il calcio come la vita – prosegue - è un’occasione per essere selezionati, di conseguenza è un momento importante di crescita e di maturazione per i giovani, che non devono soffrire le ingerenze dei genitori maleducati”.
“L’obiettivo – conclude - è quello di istituire nella nostra regione una cultura sportiva con finalità formative e sociali, che sappia valorizzare le relazioni, la lealtà, la correttezza e il fair-play. Venga istituito il terzo tempo, come nel rugby, dove in campo si disputano vere e proprie battaglie e fuori si torna amici. Purtroppo, come dimostrano i numerosi episodi negativi, nel calcio giovanile le cose funzionano diversamente ed è opportuno che tutte le componenti si impegnino per non rovinare il gioco più bello del mondo. I comportamenti scorretti di alcuni genitori, cui seguono le sanzioni del giudice sportivo, vengano fatti pagare ai responsabili e non alle società sportive che devono essere libere di allontanare il genitore maleducato trattenendosi la quota annuale di iscrizione. Quando si tratta, invece, di discriminazioni razziali, etniche, religiose o sessuali, l’allontanamento deve essere obbligatorio e con effetto immediato. Certi comportamenti non sono più tollerabili in una società cosmopolita come la nostra”.
Perugia
12/06/2016 19:20
Redazione