Basta con il Chiantishire, il turista trasloca a Montefalco

Il trucco c’è e si chiama Sagrantino. Parola di sindaco. Valentino Valentini, primo cittadino di Montefalco nonché presidente dell’associazione nazionale “Città del vino” (una rete di 560 Comuni a vocazione vitivinicola), accoglie con evidente soddisfazione la notizia apparsa sabato sulle colonne del Corriere della Sera secondo cui il New York Times avrebbe bocciato il Chiantishire e promosso al suo posto l’Umbria, più genuina ed economica. Di acqua, pardon di vino, sotto i ponti né è passato parecchio da quando gli americani decretarono la fortuna del Chiantishire, ovvero, per chi non ama gli anglicismi, “la Contea del Chianti”, scoperta alla metà degli anni Sessanta. Secondo l’autorevole quotidiano americano, negli States spopola dunque la terra di Francesco. Ma i veri ambasciatori dell’Umbria, del country style dell’ombelico del mondo non sono tuttavia i vari personaggi dello star system che in Umbria hanno trasferito la residenza. Non il veejay romagnolo Andrea Pezzi e nemmeno Iacopo Fo o la scrittrice triestina Susanna Tamaro ma la perfetta sintesi tra paesaggio, enogastronomia e qualità della vita. E se l’Umbria è in ascesa, Montefalco, se possibile, lo è di più. La tenuta Pambuffetti nel cuore della Ringhiera dell’Umbria di proprietà di Alessandra Angelucci si è addirittura meritata un articolo sul Newsweek, uno dei più popolari settimanali d’informazione a stelle e strisce. Il mito patinato e lezioso del Chiantishire, recentemente ribattezzato “il luna park degli intellettuali inglesi”, cede dunque il posto alla dolce vita in salsa umbra. Che per gli amanti del turismo rurale radical chic offre una location di analogo livello alla metà del prezzo. Un colpo di fulmine, quello per l’Umbria, che rischia di minare davvero con un inatteso scossone la leadership toscana nella classifica di gradimento dei danarosi turisti d’Oltreoceano. Alessandra Cristofani