Le industrie umbre sono "assolutamente pronte" alla ' Fase 2' dell' emergenza coronavirus. A dirlo il presidente di Confindustria Umbria Antonio Alunni, in un' intervista all' ANSA.
"Finalmente si può riaprire" ha aggiunto, ricordando che le settimane di chiusura sono state utilizzate per mettere a punto i protocolli per "Implementare e garantire" la sicurezza dei lavoratori. La ripresa coinvolgerà circa la metà del sistema industriale umbro ancora fermo e quindi 20-30 mila lavoratori. "Numeri molto importanti considerano anche le aziende che non si sono mai fermate" ha sottolineato Alunni. "Riguardo al tema sicurezza l' unica preoccupazione che abbiamo - ha spiegato ancora il presidente degli industriali - è legata alla possibilità di reperire con continuità nel tempo i dispositivi di protezione individuale e i test rapidi per mettere in sicurezza i dipendenti. Gli approvvigionamenti non sono semplici. E' un elemento sul quale fare le giuste riflessioni". Altri timori sono legati all' approvvigionamento di materiali o servizi. "Ci possono essere fornitori - ha spiegato Alunni - che sono nelle aree dove le aziende non sono aperte perché magari toccate dal problema Covid. Ancora più importante è il tema della contrazione significativa della domanda che riguarda quasi tutti i settori produttivi ad eccezione di agroalimentare e farmaceutico".
"Bene ha fatto la Regione ad avere una posizione di dialogo con il Governo nazionale sulla gestione della ' Fase 2' dell' emergenza Covid"ha proseguito Alunni, commentanto la strategia messa in campo dall'esecutivo Tesei. "Bisogna mantenere una visione e una gestione unitaria del Paese" ha aggiunto senza tuttavia escludere differenziazioni nella ripresa a seconda della situazione epidemiologica nelle varie aree. Secondo Alunni ci possono infatti essere dei distinguo tra i vari territori. "Bene ha fatto la presidente della Regione Donatella Tesei - ha proseguito - a proporre al Governo un modello che possa consentire all' Umbria, sempre in un accordo ad una visione generale, di poter avere una differenziazione nelle riaperture. Le fughe in avanti possono creare confusione e consentire al virus di riprendere. A quel punto - ha concluso Alunni - sarebbe un disastro ancora più grande per l' economia".
"Le industrie umbre temono nel 2020 una riduzione del fatturato dal 30 al 50 per cento - ha proseguito -Si tratta di una riduzione del perimetro molto molto significativo" ha aggiunto.
Cosa fare, dunque? "Il Paese ha bisogno di una iniezione di energia, di forza e di positività. Non è più il tempo dei dibattiti ma di agire perché i problemi li conosciamo tutti da tempo" ha risposto il presidente di Confindustria Umbria. "Non possiamo più sfuggire ai cambiamenti e chi non lo farà sarà marginalizzato dalle economie più avanzate" ha sottolineato. Secondo Alunni la possibilità che la crisi diventi un' occasione di sviluppo "dipende dalla piena volontà di cambiamento che metteranno in campo tutti gli attori della classe dirigente italiana e regionale". "Questa pandemia - ha aggiunto - ci mette nella condizione di ridiscutere modelli e obiettivi del Paese. Ma ora bisogna farlo non solo enunciarlo. Quindi avere idee molto chiare e lavorare tutti affinché ci sia una larga condivisione, poi mettere persone capaci per trasformare gli obiettivi in fatti. Occorre uno sforzo corale di tutto il Paese, delle istituzioni pubbliche e private. Questa è la vera sfida - ha concluso Alunni - adesso non possiamo più sfuggire alle nostre responsabilità".
Perugia
02/05/2020 15:25
Redazione