Lo chiameremo Pietro. Pur conoscendo perfettamente le sue generalità preferiamo rispettare la sua dignità tutelando la sua identità. Pietro ha 66 anni, vive al civico otto di via Amendola, a trecento metri di distanza dalle centralissime colonne di porta Romana. Per accedere alla sua abitazione basta entrare nell’androne di un vecchio condominio cittadino, risalente forse agli anni Cinquanta, e anziché salire le scale che conducono ai vari piani fermarsi lì, a piano terra, dove lo sguardo non può che rimanere colpito dal triste aspetto di uno spago bianco che chiude, a dir la verità abbastanza artigianalmente, il debole portoncino d’ingresso. Le nostre telecamere si sono fermate a quello spago. Abbiamo bussato e suonato, ripetutamente. Ma di Pietro nessuna traccia. Abbiamo chiesto ai condomini e scoperto che è solito, lui, allontanarsi da casa per tutta la giornata. Abbiamo saputo quel che mai avremmo voluto sapere. E cioè che nel 2006, in pieno terzo millennio, c’è ancora chi vive – ma sarebbe più corretto dire sopravvive – in condizioni terzomondiste senza poter contare né su energia elettrica né su acqua corrente. Con la prevedibile conseguenza di non poter fruire nemmeno dei servizi igienici. Evitiamo, per comune senso del pudore, di raccontare le modalità, certo non edificanti, adottate per ovviare all’assenza, entro le quattro mura domestiche, di una toilette. Una condizione disperata, denunciata a più riprese dai coinquilini dell’anziano, che hanno anche attivato l’amministratore di condominio. Il quale, dal canto suo, ha girato la questione al sindaco e all’assessorato ai servizi sociali, chiedendo che a un tale inqualificabile stato venga posto rimedio. E mentre le istituzioni riflettono sul da farsi, e nel riflettere lasciano trascorrere altro tempo, a noi, che nulla sappiamo del come e del perché un uomo possa ridursi a vivere in un monolocale freddo, non illuminato e privo degli standard abitativi minimi, viene in mente, forse non per caso, l’incipit dell’opera massima di Primo Levi. Se questo è un uomo, avremmo voglia di esclamare. Ricordando a noi stessi l’articolo 2 della Costituzione che testualmente recita, “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo”, una norma troppo, e troppo spesso, ignorata.
Alessandra Cristofani
Foligno/Spoleto
15/11/2006 07:25
Redazione