Ci vorrà non meno di un anno per riaprirla al culto, ma una delle chiese più belle di Gubbio vede l'uscita dal tunnel. La Madonna del Prato da lunedì 3 settembre ha visto avviato il cantiere di consolidamento e restauro. Inagibile dal settembre 2016, dopo le scosse che distrussero Amatrice, è rimasta chiusa da allora costringendo la parrocchia a traslocare presso un edificio prefabbricato poco più sotto. Quasi un milione di euro il danno stimato tra parti strutturali, stucchi e intonaci in quella che di fatto è un eccellente esempio di arte barocca, ritenuta copia della borrominiana San Carlo alle quattro fontane di Roma. Un finanziamento di 350 mila euro, a valere sui fondi della ricostruzione per il post sisma del centro Italia, serviranno ad intervenire sulla parte strutturale, mentre altri 600 mila euro finanziati dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana, serviranno per recuperare le parti decorative, intonaci e stucchi. Propio quest'ultimi, sia interni che esterni, hanno subito uno dei colpi maggiori. Parti di statue risultano pericolanti, gli arti superiori di due profeti della volta sono stati ancorati per impedirne il crollo e il rovinio a terra . Tutte locali le ditte al lavoro sul monumento, la Monacelli costruzioni per la parte edile e la Ikuvium per quella artistica. Per la fine del cantiere e successiva riapertura della chiesa bisognerà attendere non prima della primavera – estate 2019, riconsegnando alla città uno dei suoi siti più belli da visitare oltre che un importante luogo di culto. Intanto domenica 16 settembre verrà riaperta la chiesa di San Martino di Villamagna. L'opera non rientra nella serie di restauri post sisma; il progetto di recupero è antecedente e vede direttamente impegnata la Cei con un contributo complessivo di 500 mila euro ( parte derivanti dai fondi dell'8 x mille ) per rimettere in piedi un complesso monastico dove si insedierà una comunità di suore provenienti da Foligno.