Il surrealismo di Benito Cavalieri, più classico e marcato nelle opere pittoriche, più psicologico, intimo, reinterpretato come manipolazione e dissolvimento della materia in quelle scultoree, è il protagonista della mostra che si è aperta sabato 8 giugno a "La Cantina di Chiaretta" di Gualdo Tadino, voluta dal titolare dell'enoteca Remo Giombini, con la condivisione della famiglia Cavalieri che ha messo a disposizione le opere della sua collezione privata .
Benito Cavalieri , sottoufficiale di marina per professione, ma animo inquieto con la mano d'artista in pittura e scultura , scomparso prematuramente all'età di 59 anni nel 1991 , è uno dei figli nobili di Gualdo Tadino. Il perchè di una mostra retrospettiva a lui dedicata, con solo alcune delle opere che ancora la famiglia conserva, lo spiega Remo Giombini che presta periodicamente gli spazi del suo esercizio commerciale per raccontare la città e l'arte che l'attraversa: " Perchè questa città – dice - lo ha dimenticato o se vogliamo non lo ha mai valorizzato". Sono decine e decine le case di gualdesi e non che conservano opere di Cavalieri , quelle scultoree in particolare, dove anche oggetti di uso comune come lo stipite in pietra di un camino diventavano non semplice esercizio di design, ma di arte pura . Il soggetto per Cavalieri, come ha spiegato l'artista Omero Angerame nel presentare con un suo scritto la mostra, è sempre la figura umana , il ritratto, seppur le parti , utilizzando il gioco della scomposizione e ricomposizione tipico del surrealismo, vengono smembrate e poi riannodate seguendo logiche dell'assurdo e dell'onirico . I suoi capolavori migliori sono quelli di scultura, nelle forme sofferte e contorte , intrise di una sofferenza che viene dall'anima, dal dentro e aggroviglia le forme esteriori. La mostra, dal titolo "Gli Dei se ne vanno gli arrabbiati restano" è visitabile fino al 30 settembre .
(ndr. Servizio con immagini stasera nel tg di Trg ore 19,30, replica 20.20 )
Gubbio/Gualdo Tadino
11/06/2019 10:27
Redazione