Un deciso balzo in avanti sul fronte delle agroenergie in Umbria. Una sentenza del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria) su ricorso della Fattoria Autonoma Tabacchi (F.A.T.), contro i provvedimenti della Provincia di Perugia e del Comune di Città di Castello, pone fine ad una distorta e preoccupante interpretazione “locale” della legge, confermando quanto già contenuto nel decreto ambientale n. 152/2006, ovvero il digestato ottenuto da impianti a biogas è un “ammendante” e non un rifiuto, come previsto, tra l’altro, dagli orientamenti comunitari.
Il pronunciamento del TAR è chiaro: si riconosce il diritto della F.A.T. a “trattare il digestato da essa prodotto al fine di produrre, per mezzo del proprio impianto, energia tramite il processo di digestione anaerobica, nonché di utilizzarlo agronomicamente, dopo tale processo, quale “ammendante” da spargere nei terreni agricoli”. E perciò il digestato F.A.T. non è né tossico né pericoloso per l’ambiente e per la salute umana.
Questa sentenza – fanno sapere le sigle – dà ragione a chi ha visto nella produzione di biogas una opportunità di sviluppo in un momento, come quello attuale, fortemente interessato alla produzione di energie rinnovabili. Viene infatti fatto salvo il primo dei requisiti di garanzia, ovvero la certezza del riutilizzo. Si tratta di un concetto fondamentale per dimostrare che la sostanza in gioco non ha nulla a che vedere con il concetto di rifiuto, dimostrando la correttezza e la sostenibilità ambientale dell’attività svolta. Un’affermazione già contenuta nel citato dm del 2006 che riconosce alla digestione anaerobica la duplice funzione di produzione di energia rinnovabile e di fertilizzante ad alto valore agronomico.
Concetto riconfermato con l’approvazione da parte delle Commissioni Riunite e Commissioni Attività produttive della Camera dell’integrazione dell’articolo 184-bis del d.lgs. 152/2006, secondo il quale “è considerato sottoprodotto il digestato ottenuto in impianti aziendali o interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle produzioni vegetali effettuate dall’agro-industria, conferiti come sottoprodotti, anche se miscelati fra di loro, e utilizzato ai fini agronomici” (comma 2 bis dell’art. 52). Si auspica quindi che i problemi sollevati in Umbria siano definitivamente superati con la sentenza del Tar e con l’emanazione di tale decreto. Purtroppo a livello regionale nell’ambito delle normative di recepimento della direttiva nazionale in materia abbiamo riscontrato impostazioni diverse. Interpretazioni errate della Regione e della Provincia di Perugia hanno determinato – ed ancora determinano – situazioni pesanti quali quella dell’azienda oggetto del pronunciamento e più in generale uno stato di incertezza e di immobilizzazione per le agroenergie da biomassa in Umbria che non ne favoriscono il naturale decollo.
Eppure l’Umbria presenta oggettive e importanti potenzialità in questo settore. Permangono invece ancora una serie di barriere, spesso ideologiche e immotivate, che ne limitano la diffusione e che, in alcuni casi, alimentano incertezza e spengono le attese. La mancanza di una corretta interpretazione delle disposizioni della Giunta regionale in materia, sino ad oggi, ha provocato un approccio penalizzante da parte degli organi preposti e di controllo locali.
L’errata convinzione che il biogas sia un danno anziché una risorsa ha contribuito ad alimentare allarmismi che hanno generato squilibri e pesanti ritardi. Persiste una conoscenza parziale o distorta della tematica che contribuisce ad alimentare argomentazioni spesso prive di qualunque fondamento scientifico. La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un paradosso amministrativo, tutto locale, che nega con i fatti ciò che invece dichiara a parole. Di sicuro le agroenergie rappresentano un'importante funzione in termini ambientali e nel mantenimento del tessuto agricolo sul territorio. E in questo momento di crisi economica non è possibile dimenticarsi o bloccare lo sviluppo di un settore che in altre parti d’Italia sta avendo forti risultati positivi. Servono al contrario, segnali chiari; occorre scongiurare il pericolo di veder vanificare investimenti importanti già attivati o bloccati da strumentali e incomprensibili motivazioni tecniche, politiche ed ambientali che contraddicono anche la dichiarata volontà degli amministratori pubblici di pubblici di valorizzare questo comparto, intenzioni riportate in tutti i documenti di programmazione.
CONFAGRICOLTURA UMBRIA – CIA UMBRIA – CONFINDUSTRIA UMBRIA - Anca LEGACOOP UMBRIA – Fedagri -CONFCOOPERATIVE UMBRIA - ORDINE NAZIONALE DEGLI AGRONOMI auspicano un deciso ed immediato cambio di rotta in tema di agroenergie che anche in Umbria rappresentano una grande opportunità di crescita sostenibile per tutto il territorio, uno straordinario impulso di impresa con positive ripercussioni per l’indotto, non solo agricolo, per la creazione di sistemi produttivi intersettoriali con industria e artigianato e con importanti risvolti da un punto di vista occupazionale.
La scadenza della tariffa incentivante per gli impianti non attivi al 31/12/2012 ingenera il sospetto che l’Umbria stia perdendo, se non ha già perso, una importante opportunità di sviluppo.
Un ampio servizio sulla conferenza stampa odierna andrà in onda stasera dalle ore 19 nel Trg Sera dall'Alto Tevere (in onda sul canale 211) e domani nel Trg Giorno (ore 12.45 TRG).
26/07/2012 13:26
Redazione