"'A morte è una livella" scriveva il principe Antonio de Curtis in una celebre poesia, conclusione a cui giunge nel suo scritto l'anima del povero netturbino sepolto, senza fiore alcuno, accanto al marchese blasonato, con la lapide adorna di rose, candele e nastri a lutto.
Si consoleranno così a Gubbio i defunti che negli anni hanno trovato sepoltura nelle file alte dei colombai del cimitero centrale, dove da qualche tempo è impossibile accedere per la cura della lapide e la pietosa usanza di appore fiori a causa della sostituzione delle scale. Quelle vecchie, che consentivano ai familiari di salire fino alla nona fila del colombaio, non sono a norma, pericolose data la loro altezza, venendo quindi sostituite con un altro tipo di struttura, più solida effettivamente, ma di fatto più bassa. Ad un utente di altezza media consentono si e no di arrivare fino alla sesta fila, impossibile però accedere dalla settimana fino alla nona.
È così che Isolina, Maddalena, Luigi, Giuseppe, Sesto hanno perlopiù fiori finti nei loro vasi, unica possibilità per evitare quelli rinsecchiti, ma è chiaro che le famiglie reclamino il sacrosato diritto a onorare i propri defunti. Il problema ad oggi riguarda i colombai più grandi e lunghi, perchè negli altri ancora sono presenti le vecchie scale che arrivano fino alla sommità. Scale tuttavia inagibili, con tanto di cartello con divieto di accesso apposto in bella vista, seppur non è raro vedere violato il divieto per l'oggettiva necessità dei familiari di salire ai piani alti. A breve anche queste scale saranno però sostituite con altre a norma e quindi è presumibile pensare che anche in questi colombai i piani alti, oggi accessibili abusivamente, saranno impraticabili.
Unica possibilità per risolvere il problema, noto agli uffici comunali, è quella di costruire dei soppalchi per le file più alte che consentano l'accesso in sicurezza. Un progetto oneroso che richiede un finanziamento ad hoc da trovare dentro a bilanci comunali ridotti all'osso.
E allora? Chissà che abbia ragione l'anima del netturbino del Principe de Curtis, ovvero che questi problemi, fiori, nastri, regalità, so "piagliacciate" che appartengono solo ai vivi "nuje – ovvero le anime - simmo serie... appartenimmo à morte!" . Chissà però che non abbia ragione anche il poeta Foscolo per il quale è celeste "la corrispondenza d'amorosi sensi" che ai mortali assegna il pietoso compito di adornare con fiori le tombe dei loro cari:" Per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi "
Gubbio/Gualdo Tadino
21/10/2017 09:12
Redazione