E' un elenco lungo ed impietoso quello delle aziende piccole e grandi che hanno chiuso i battenti in Alto Chiascio negli ultimi 10 anni: Merloni è solo un caso, quello più sotto i riflettori, quello più tutelato sotto il profilo degli ammortizzatori sociali, ma l'esercito senza volto mediatico delle persone che hanno perso occupazione da questa parte dell'Umbria, ad oggi la più povera sotto il profilo occupazionale della Regione, è molto più numeroso del comparto Merloni. L'ultimo caso si chiama Ilper di Scheggia, azienda dell'indotto metalmeccanico, 39 operai da qualche settimana in disoccupazione, quasi tutti oltre i 40 anni. Che il quadro sia drammatico lo si è capito stamani nella presentazione fatta a Fossato di Vico da Cgil e Camera del Lavoro dei dati relativi allo studio Ires Cgil sui sistemi lavorativi locali dell'Alto Chiascio, riconducibili a due bacini, uno di Gubbio e Scheggia, l'altro di Gualdo e comuni della fascia da Nocera fino a Costacciaro, relativamente agli anni dal 2006 al 2016. In 10 anni l'eugubino, la cui economia aziendale ruota per lo più sulla manifattura pesante per materiali da costruzione, ha visto innalzarsi il suo tasso di disoccupazione dal 6 % al 10 e mezzo %. Peggio il gualdese che partiva da un 5,1 nel 2006 ed oggi è al 10,3. I dati, ha spiegato Mario Bravi dell'Ires Cigl, sono veritieri per metà, perchè accanto a chi risulta disoccuato perchè registrato dai centri per l'impiego, c'è un numero indefinito di persone senza lavoro che nemmeno ormai lo cerca più e che dunque sfugge a qualsiasi misurazione.
Il lavoro che non c'è apre una falla importante sul versante sociale non solo perchè porta ad un impoverimento del reddito – 10 milioni annui che se ne vanno in fumo – ma anche di residenti . L'Alto Chiascio è una parte dell'Umbria che sta morendo: a fronte di un tasso di spopolamento regionale che arriva a mala pena all'1%, da queste parti in soli 5 anni si è raggiunto il 4,9% . Non c'è un Comune che mostri un trend positivo nel dato popolazione tra 2011 e 2016 con casi eclatanti come Gualdo Tadino dove si perdono 400 unità.
Per invertire la rotta, l'appello della Cgil guarda alle istituzioni comunali perchè facciano cordata con progetti condivisi di sviluppo e alla Regione perchè moduli i bandi in base al territorio. "Inutile prevedere dei finanziamenti per sostenere le imprese presenti, se imprese, almeno con le dimensioni ipotizzate, sul territorio non ce ne sono più - ha affermato Alessandro Piergentili della Cgil Alta Umbria - qui la strategia deve essere quella di attrarre nuove attività del manifatturiero e sostenere la filiera del turismo e cultura". Su questo fronte anche Filippo Ciavaglia segretario della Camera del Lavoro di Perugia che ha invitato le istituzioni a prendersi in carico progetti mirati anche sul versante della formazione per ridurre il gap tra la disponibilità delle imprese e le competenze che i disoccupati possono esprimere.
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Gubbio/Gualdo Tadino
12/09/2017 19:16
Redazione