"Il nostro Comitato, a 4 anni dal drammatico sisma del 2016, è estremamente preoccupato per i vistosi ritardi con cui procede l' opera di ricostruzione e rinascita di Norcia e del suo territorio. I recenti provvedimenti legislativi e le successive ordinanze del Commissario straordinario alla ricostruzione hanno sicuramente dato una diversa prospettiva all' azione di deburocratizzazione delle pratiche del terremoto, anche se a tutt' oggi non vediamo ancora una velocizzazione della ricostruzione nel suo insieme": lo sottolinea il Comitato Rinascita Norcia in una lettera inviata a tutte le istituzioni coinvolte nella ricostruzione post sisma.
"I ritardi più evidenti - sottolinea il Comitato - sono quelli delle opere pubbliche, specialmente nelle zone dell' epicentro sismico. Nel nostro comune, a fronte di più di 70 opere pubbliche, nessuna di queste è stata ricostruita. Stiamo parlando di strutture indispensabili per la nostra collettività come l' ospedale, le scuole o la casa di riposo, ma anche quelle che rappresentano la nostra identità culturale e storica come musei, biblioteche, archivi storici e tutte le numerose chiese e beni religiosi. A nostro avviso manca un reale coordinamento e controllo unitario degli interventi da portate avanti". "Per quanto riguarda la ricostruzione nel suo insieme, c' è poi - aggiunge, fra l' altro - il problema della inadeguatezza delle strutture operative preposte all' espletamento delle pratiche, sia a livello dell' Ufficio speciale alla ricostruzione, sia del Comune, ma anche della Sovrintendenza. Un fatto che riguarda non solo la concessione del contributo, ma anche tutta la parte urbanistica e del successivo rilascio dell' agibilità degli immobili, ritardo che determina tra l' altro un costo aggiuntivo, per quanto riguarda il Cas"; "per dare più efficienza al sistema, oltre a potenziare in tempi rapidi gli organici, sarebbe opportuno vincolare la concessione degli straordinari e degli incentivi economici al personale, al numero delle pratiche effettivamente espletate e rilasciate". "Il problema - continua il Comitato - riguarda anche la liquidazione dei compensi alle ditte e ai tecnici, se non vogliamo che vadano in bancarotta visto che hanno accumulato crediti consistenti relativi ai lavori effettuati. A proposito di tecnici dobbiamo constatare che il primo livello dei ritardi nell' espletamento delle pratiche sta proprio negli studi tecnici, a volte giustificati per la non chiara regolamentazione delle procedure, ma anche perché hanno acquisito un numero eccessivo di pratiche da portare avanti. In tal senso sarebbe opportuno stabilire tempi più stringenti per la presentazione delle pratiche. Altro elemento per la mancata presentazione delle pratiche è di carattere economico. Nei nostri centri montani terremotati la maggior parte dei fabbricati sono 2 case di oriundi che a suo tempo sono emigrati in altre zone d' Italia per necessità. Spesso queste case terremotate vengono da loro ricostruite più per un fatto affettivo che per il valore economico che avranno una volta ristrutturate, che è di gran lunga inferiore alle somme investite. Spesso il contributo per la ricostruzione copre solo parzialmente le spese necessarie per rendere nuovamente abitabile la casa. E quindi molti preferiscono non procedere alla ristrutturazione della propria abitazione. Per stimolare questi proprietari, spesso persone poco abbienti, sarebbe necessario stabilire chiaramente nella normativa la compatibilità tra il contributo alla ricostruzione e il Sismabonus ed Ecobonus al 110% anche sulle case terremotate. Sarebbe un fatto importante per evitare nei nostri centri abitati una ricostruzione a macchie di leopardo, che va a svantaggio di un vivere normale e sicuro delle popolazioni residenti. Ed una dimensione temporale che, per raggiungere meglio questo obiettivo, sarebbe opportuno varare un Superbonus al 110% per le case danneggiate dal sisma con un tetto di spesa più alto che vada oltre il 2021. Un Superbonus da utilizzare subito in attesa dell' assegnazione del contributo sisma". "Ma uno dei nodi da affrontare, se vogliamo ricostruire le zone degli epicentri sismici - afferma ancora, fra l' altro, il Comitato Rinascita Norcia - è quello delle ' precedenze' . Non è infatti ammissibile che i primi a vedere i propri fabbricati ristrutturati siano le zone poste fuori dal cratere". Quanto alle scuole, "si è creato un sistema iniquo, che è inversamente proporzionale al danno sismico subito. Tra l' altro l' Usr (Ufficio scolastico regionale) in questi anni ha tardato a portare avanti le pratiche della nostra zona, non solo perché ha un organico non adeguato, ma anche perché impegnato ad evadere le pratiche poste fuori dal cratere, ma anche perché ancora impegnato a seguire le pratiche del Sisma del 1997. Sta di fatto che mentre gli alunni di Perugia, Foligno, Giano dell' Umbria, per il secondo anno consecutivo frequentano le nuove scuole antisismiche, i nostri studenti ancora non sanno se per l' inizio dell' anno scolastico avranno la loro scuola provvisoria o se siano costretti a tornare nei container collettivi dell' emergenza e comunque proseguire l' attività didattica, senza biblioteca, aule speciali, senza mense e palestre, una situazione che si protrae ormai da cinque anni scolastici".
"In questo contesto - viene anche sottolineato nella lettera - assistiamo sgomenti anche all' opera di sfaldamento dei beni storici e religiosi dovuto alle intemperie e all' incuria". "Lo sviluppo economico - osserva il Comitato - è l' altro aspetto che dovremmo affrontare se non vogliamo che le case vengano ricostruite per gente che poi è costretta ad emigrare. Dopo 4 anni ci saremmo aspettati che fosse stato predisposto un Piano di sviluppo a supporto delle nostre aziende, che preveda incentivi e che ne eviti la chiusura. A partire dall' inserimento nel cratere sismico dei benefici previsti per le Zone economiche speciali (Zes)". Inoltre, "a distanza di quattro anni non abbiamo ancora neanche il progetto di ristrutturazione del nostro ospedale" e "il distretto sanitario ed il dipartimento di prevenzione dopo quattro anni sono ancora ospitati in strutture provvisorie e addirittura nei container dell' emergenza". Per quanto riguarda la viabilità, "la recente inaugurazione del nuovo ponte di Genova ci fa sentire ancora una volta cittadini di serie B, pensando a come si sta invece intervenendo sulle nostre strade terremotate". Si sottolinea ancora, fra l' altro, che "la nuova caserma dei vigili del fuoco è ancora nella fase di individuazione del sito di costruzione della sede". "Il Comitato, con questo accorato appello - così si conclude la lunga lettera - auspica una maggiore attenzione delle Istituzioni verso il nostro territorio, soprattutto, dopo quattro anni, la nostra gente non vuole più sentirsi dire che i ritardi sono colpa della burocrazia o delle leggi poco chiare o ancor peggio che sia sempre colpa di qualcun altro".
Perugia
24/08/2020 15:50
Redazione