C.Castello.DOpo quello di alcuni giorni fa,altro maxi risarcimento per la Asl di Perugia.

8 milioni di euro per una diagnosi sbagliata, perché una donna in stato interessante, ricoverata alla 28esima settimana e quindi un mese prima della data prevista per il parto a causa della rottura delle membrane, non fu seguita nella maniera dovuta dal personale medico. Che non si sarebbe accorto di una grave sofferenza fetale che avrebbe provocato al bimbo una cerebropatia, una tetraplegia e l’epilessia. Il prezzo per una vita ingiustamente sacrificata assieme a quella della famiglia che da allora, i fatti risalgono all’aprile del 2003, sta vivendo, giorno dopo giorno, un incubo. Un incubo per il quale l’asl di Perugia dovrà staccare un assegno da 8 milioni di euro come risarcimento dei danni strettamente patrimoniali legati alle cure continue di cui il bambino ha bisogno, all’impossibilità per questo di condurre una vita normale oltre che come risarcimento del danno biologico permanente. Ieri mattina, davanti al giudice Gambucci del tribunale di Perugia si è svolta l’udienza civile a seguito della denuncia dei genitori del bambino che, assistiti dagli avvocati Massimo Zaganelli e Benedetta Bellini hanno citato in giudizio l’azienda sanitaria perugina dove si svolsero i fatti.