C. Castello. Sfregio al cippo di Gabriotti, condanna del sindaco

“Non è stata una semplice ragazzata, ma un atto grave e premeditato che offende la città, la sua storia ed il sacrificio di quanti hanno lottato, anche a costo della vita, per ridare la libertà all’Italia e a tutti gli italiani”. Con queste parole il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini ha fatto eco al giudizio tranciante (“un gesto idiota”) dato dall’avvocato Stelio Zaganelli, che partecipava alla cerimonia, riguardo alla scritta con cui è stato sfregiato il cippo a ricordo dell’uccisione di Venanzio Gabbiotti nella nottata che ha preceduto la commemorazione del 63esimo anniversario della sua morte. “Dobbiamo moltiplicare gli sforzi – ha affermato la stessa Cecchini – per far si che il testimone lasciato nelle nostre mani da quei protagonisti della lotta al fascismo possa essere trasmesso alle nuove generazioni con nuovo vigore e con una nuova consapevolezza dei valori della Resistenza”. Parlando del 9 maggio, il sindaco ha poi sottolineato che “c’è un itinerario attraverso il quale questa data, la storia di Città di Castello, la nostra storia locale, si intreccia con gli eventi della storia nazionale”, richiamando alla memoria il 9 maggio di quasi 30 anni fa quando venne ritrovato il corpo di Aldo Moro trucidato dalle Brigate Rosse. “D’ora in avanti – ha proseguito Fernanda Cecchini – per Città di Castello il 9 maggio sarà insieme la giornata della memoria per le vittime del fascismo e per le vittime del terrorismo. In entrambi i casi la celebrazione dei singoli sacrifici personali diviene simbolo non solo di tutte le altre vittime, ma anche il piedistallo su cui sta eretto il monumento alla vittoria sul fascismo e sul terrorismo”.