Non accenna a placarsi la polemica che vede protagonista lo stadio comunale “Bernicchi” di Città di Castello e il suo utilizzo da parte delle due società sportive della città che militano nel campionato di Eccellenza Regionale, il Group Castello e l’Ac Città di Castello.
Nel corso della seduta del consiglio comunale dello scorso lunedì la giunta comunale, per bocca dell’assessore allo sport Stefano Nardoni, ha infatti ufficializzato la propria decisione di ricorrere al Consiglio di Stato contro la decisone del Tar dell’Umbria che ad agosto aveva accolto il ricorso presentato dall’Ac Città di Castello dichiarando la sospensiva della delibera comunale che invece escludeva l’Ac dall’utilizzo dell’impianto comunale tifernate. “Siamo convinti – ha esordito l’assessore Nardoni in risposta all’istanza avanzata dal consigliere dei Verdi e Civici Roberto Lensi – che la nostra scelta sia stata corretta”. Una risposta lapidaria che lasciava poco spazio a dubbi anche se poi l’assessore ha tenuto a puntualizzare le ragioni della fondatezza della posizione dell’amministrazione comunale: in primo luogo, il fatto che l’impianto di San Secondo, “dato” all’A, c sarebbe omologato per il campionato di Eccellenza, poi il fatto che la stessa società aveva fatto richiesta del “Bernicchi” soltanto per la disputa delle gare mentre per gli allenamenti aveva chiesto di utilizzare l’impianto della Mattonata, quindi il fatto che l’Ac, non disponendo di un proprio settore giovanile, non ha necessità di concentrasi in una sola struttura e, per ultimo, il fatto che la passata stagione l’Ac aveva giocato allo stadio “Dei Pini” di San Secondo senza subire particolari disagi.
“Senza considerare – ha concluso Nardoni – che il ricorso sulla base del quale il Tar ha emesso il decreto di sospensione conteneva molte inesattezze e affermazioni non veritiere e che in base alle risultanze contenute nello stesso ricorso, vi sono delle evidenti carenze nella situazione giuridica che riguarda l’Ac Città di Castello”. Quali? La inattività della società dal giorno della sua costituzione, il 17 maggio 2005, il fatto che l’Ac non abbia mai presentato propri bilanci alla Camera di Commercio, i molti, troppi passaggi di quote sociali e i vari avvicendamenti nel ruolo di amministratore unico. Ultimo, dulcis in fundo, la mancanza di delega dei poteri di rappresentanza “a colui che si definisce – parole di assessore – il presidente dell’Ac Città di Castello e che ha presentato la domanda di utilizzo dell’impianto”.
Non si è fatta attendere la risposta del patron Ivano Massetti. “In Municipio abbiamo un agente investigativo non un assessore.” E dopo aver ribadito l’intenzione della propria società di chiedere i danni al Comune tifernate per l’inutile spreco di denaro danaro pubblico che il ricorso inevitabilmente comporterà, Massetti ha chiosato :“Invito l’assessore allo sport a dimettersi…”.
Simona Santi
Città di Castello/Umbertide
17/09/2008 11:49
Redazione