Si lavora sul tetto dell’ospedale di Branca, si concludono le tamponature delle pareti, si pensa già agli impianti in un cantiere che continua spedito con la voglia palese di rispettare i tempi di consegna fissati alla fine del 2006. Nel frattempo a Torre dei Calzolari si pensa a costruire un’altra fetta di ospedale, quella dei servizi e del personale in un convegno promosso da FP Cgil che ha chiamato a raccolta amministratori e professionisti dei nosocomi di Gubbio e Gualdo. Introduce i lavori il segretario provinciale, area sanità, della Fp Cgil Enzo Turchi che illustra il documento redatto da una commissione del sindacato in cui si indica quale dovrà essere la via dell’integrazione delle due strutture sanitarie in attesa di Branca. Una relazione che si muove sulla piattaforma del documento reso noto qualche mese fa nel pieno della polemica sul ridimensionamento della chirurgia gualdese e le voci di trasferimento a Gualdo dell’Utic eugubina, l’unità coronarica, un polverone di polemiche non ancora smorzato sul quale la Regione non è mai intervenuta se non per chiedere senso di responsabilità.
Due i dictat della Cgil posti all’Asl: no al depotenziamento dei servizi in attesa di Branca e no alla riduzione del personale. Daniela Felicioni, per conto dei medici dell’Asl 1, chiede su quest’ultimo fronte l’assorbimento dei precari esistenti in un panorama di incertezze legate al taglio delle risorse per gli enti pubblici. Vincenzo Panella direttore dell’Asl sta ad ascoltare così come ascolta con attenzione gli interventiu dei sindaci di Gubbio e Gualdo che gli siedono accanto, rivolti alla difesa della propria sanità. Il colpo più sibillino è quello di Goracci: “ spesso – spiega il sindaco eugubino – ci sembra che Città di castello sia il sole e Gubbio e Gualdo nemmeno i pianeti”. Fuori metafora: sempre più viene chiesto agli utenti dell’intero Alto Chiascio di andare a Castello per servizi specialistici, ma da Castello sono pochissimi coloro che vengono inviati in questi territorio per fruire delle eccellenze presenti. Una politica più equa gioverebbe all’idea di un’area, l’Alta Umbria, forte e coesa. Una rivoluzione dei ruoli e delle centralità questa che forse nemmeno Copernico riuscirebbe a mettere in atto.