Due minuti con la Storia, il deposito di Scanzano

Si è inaugurato mercoledì con la descrizione dei mutamenti storici del deposito di Scanzano il ciclo di appuntamenti che Trg propone ripercorrendo la storia cittadina attraverso i manufatti che hanno contribuito a determinarla. Dai filmati in bianco e nero di oltre mezzo secolo fa a quelli ad alta definizione di oggi per raccontare la storia locale alle nuove generazioni. Sull’onda del “come siamo, come eravamo”, va in scena una città industriale e industriosa, la Foligno del Ventennio e dell’epopea fascista. Siamo nel ’39, l’anno dell’occupazione di Danzica e dell’inizio della seconda guerra mondiale, e a Scanzano, nella periferia nord-orientale della città, oltre quattrocento operai, perlopiù donne, preparavano razioni monodose da quattrocento grammi per il Regio Esercito. Una produzione di ottantamila scatole al giorno. Il rancio militare, preparato e poi inscatolato nello stabilimento militare di Scanzano, veniva spedito nell’Africa Orientale. Un’industria, neonostante le niente affatto trascurabili proporzioni, di cui quasi nessuno oggi ha più memoria.Il deposito dal 2001 al 2003 si è trasformato in maxi-caveau per le monete euro prima della loro immissione nel mercato. Unico deposito nazionale di tutto il territorio dello Stato, per due anni ha accolto un presidio distaccato di 15 finanzieri impegnati nella vigilanza armata delle monete. Con il ritiro dal mercato delle lire, non aventi più corso legale, le casse del deposito si sono riempite della vecchia valuta nazionale prima di essere definitivamente trasportate alle acciaierie di Terni per la definitiva fusione. Da allora il deposito è tornato ad essere utilizzato dalle Poste Italiane che lo hanno adibito a magazzino per stampati. Tra le ipotesi di riconversione del luogo la collocazione negli ampi spazi del deposito di un maxi-archivio a disposizione della Prefettura.