L’irruenza dell’età che si esprime nella velocità della corsa e dei cambi, la comprensibile e per certi aspetti affascinante inesperienza, la volontà tipica dell’adolescenza di voler dimostrare di esser all’altezza della situazione, la spontaneità di gesti e di abbracci che sanno di vera amicizia non inquinata da calcoli: tutto questo è la Festa dei Ceri Mezzani di Gubbio che è tornata in tutta la sua peculiarità in una domenica 21 maggio baciata dal sole.
Negli annali della storia, che documenta passo passo le fasi soprattutto della corsa, resteranno le quattro cadute registrate durante il percorso, quella di San Giorgio lungo la Calata dei Neri, quindi Sant’Antonio alla fine della Calata dei Ferranti (lì dove fino a poco tempo c’era un distributore) e poco appresso quella di Sant’Ubaldo in Piazza 40 Martiri, all’altezza della “Salara”, Sant’Ubaldo che poi ha replicato in via dei Consoli impattando contro un muro. Ma se le cadute sono un aspetto della Festa, per nulla nuovo nella corsa dei Mezzani proprio per le caratteristiche intrinsiche della giovane età dei ceraioli, esse non raccontano una giornata che sin dalla mattina ha nuovamante regalato intese emozioni. La sveglia dei tamburini e il tributo al cimitero, partecipatissimo da parte delle nuove generazioni; quindi la sfilata ciascuno dietro al proprio capodieci Marco Fondacci per Sant’Ubaldo con accanto il capocetta Giovanni Stirati; Agostino Bonelli per San Giorgio con il capocetta Matteo Vantaggi e Tommaso Battellini per Sant’Antonio con accanto Andrea Pappafava. Il lungo serpentone è arrivato colorato e festoso in Piazza Grande, proseguendo con le concitate fasi dell’alzata culminata con tre girate perfette, che hanno fatto esplodere di gioia non solo i giovani, ma anche chi, familiari e amici, erano in tanti accorsi in piazza per dare sostegno. La mostra nelle prime ore del pomeriggio ha di nuovo regalato momenti belli e intensi, soprattutto perché a rendere omaggio erano loro, i giovani, quelli che troppo spesso sono etichettati come coloro che non hanno valori. Ma i valori oggi erano in campo: amicizia, sacrificio, impegno, devozione. Dopo la corsa in città, con le sue incertezze ma anche con la sua generosità d’animo nel rialzarsi e ripartire, l’ascesa al monte è stata pressochè impeccabile: Sant’Ubaldo arriva con distacco, entra in Basilica e chiude il portone con il capodieci Fondacci che scavja poco dopo aver festeggiato con i suoi ceraioli; a seguire l’ingresso di San Giorgio e Sant’Antonio, le girate nel chiostro, il saluto reciproco e le operazioni per restituire i Ceri al riposo di un anno. Il Cappellano Don Mirko Orsini saluti i ragazzi, ricordando di offrire a Sant’Ubaldo le vittorie e le sconfitte, perché tutto sia letto nel libro della storia della Festa dei Ceri che racconta in quale modo e intensità il popolo di Gubbio nei secoli abbia omaggiato il patrono.
Nel libro, ben meno duraturo della cronaca giornalistica, invece, va annoverata una discussione animata in via dei Consoli dopo la caduta di Sant’Ubaldo e purtroppo due feriti trasferiti all’ospedale di Branca dopo la caduta lungo la Calata dei Neri.
(foto: V.Venerucci)
Gubbio/Gualdo Tadino
21/05/2023 22:35
Redazione