Quattro ore di ritardo valgono 500 euro di risarcimento, vale a dire quasi 100 euro l’ora. Lo ha stabilito il giudice di pace di Foligno Angela Difino che ha accolto il ricorso di Sergio Fortini, che il 30 novembre 2005 è giunto a destinazione ben quattro ore dopo. Salito alla stazione di Foligno sul treno Eurostar 9341, in partenza alle 7.30, è rimasto ostaggio dei binari per quattro ore. Duecentoquaranta, interminabili minuti. L’odissea di Fortini e quella di chi come lui quella mattina è salito sull’Eurostar diretto alla stazione di Roma Termini, inizia quando, all’altezza di Orte, il convoglio comincia a rallentare fino a fermarsi al centro della galleria di Sant’Oreste, in conseguenza di una prima avaria del motore. Il viaggio, iniziato sotto ogni buon auspicio, diventa presto una via crucis. Gli oltre duecento passeggeri sono preda del panico. Tentano di comunicare il ritardo ma i telefoni cellulari sono isolati, cercano sollievo in generi di ristoro ma il carrello delle bibite e degli snack è ormai vuoto, si sforzano di mantenere la calma ma il buio e i fumi di scarico del locomotore che costringono a sigillare i finestrini non fanno che acutizzare il disagio. Atteso come l’incarnazione della salvezza, arriva, dopo due ore, il mezzo di soccorso che avrebbe dovuto liberare i passeggeri prigionieri in galleria. Solo che la beffa è in agguato e, percorsi circa 800 metri, anche il locomotore di riserva va in panne, fermandosi al centro della galleria successiva. Morale della storia: il convoglio giunge a Roma alle 13.10, dopo quattro ore di odissea ferroviaria. Trenitalia si scusa per il disagio e restituisce il costo del biglietto offrendo ai passeggeri un bonus di 15 euro. Che però non bastano a placare l’ira di Fortini che si rivolge al Codacons e, patrocinato dall’avvocato Mauro Fonzo, intenta una causa civile contro Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana, chiedendo loro un risarcimento di duemila euro. Il giudice di pace accoglie il ricorso. La sentenza è perentoria. “Il vettore – si legge nelle sei pagine dattiloscritte – versa in colpa per aver omesso di controllare e garantire l’efficienza delle macchine tutte, ivi comprese quelle di soccorso”. E se il servizio di trasporto ferroviario viene definito “anormale”, il ricorrente viene beneficiato del diritto a 500 euro di risarcimento per la lesione del diritto alla salute, costituzionalmente garantito. Una sentenza che potrebbe diventare paradigmatica, scatenando un allarmante effetto domino di richieste di rimborso, che, pena bilanci in rosso, dovranno spingere le nostre ferrovie a fare della puntualità il proprio nume protettore.
Foligno/Spoleto
05/07/2007 08:42
Redazione