Foligno: adescato e poi stuprato, sfilano i testi dell’accusa

Comparirà in aula martedì l’ultrasessantenne perugino accusato di violenza sessuale per aver adescato con la promessa di un lavoro e poi stuprato un diciassettenne folignate. I fatti risalirebbero al settembre del 2005 quando – secondo la tesi accusatoria - l’uomo, che non nega la circostanza secondo la quale avrebbe incontrato il minorenne folignate alla stazione ferroviaria (dove il 17enne si sarebbe recato insieme alla madre), esclude con forza ogni tipo di molestie, riferendo d’essere stato lui, piuttosto, a ricevere pressioni da parte del ragazzo che, dopo appena un paio di giorni di lavoro come apprendista, avrebbe richiesto l’anticipo di metà dello stipendio (una cifra pari a circa 400 euro) per saldare un pregresso debito contratto per acquistare un telefonino. Totalmente diversa la versione dei fatti sostenuta dall’accusa: il giovane, che avrebbe risposto ad un’inserzione pubblicata su un periodico specializzato, avrebbe concordato con l’uomo di incontrarsi per il primo appuntamento di lavoro proprio alla stazione ferroviaria di Foligno. In piazzale Unità d’Italia il giovane si sarebbe presentato accompagnato dalla madre e insieme avrebbero stabilito di vedersi nello stesso luogo il giorno dopo. Cosa effettivamente avvenuta, così come nei racconti di entrambi. Il giovane sarebbe salito sul camion dell’imprenditore perugino e insieme si sarebbero recati a casa dello stesso dove – stando alla tesi accusatoria – si sarebbe consumato l’abuso. Il perugino, sposato e padre di due figli (un giovane di vent’anni e una ragazza di 29), avrebbe difatti costretto il ragazzo a un rapporto orale. Solo la sera, tornato a casa, il 17enne aveva avuto il coraggio di raccontare l’accaduto, confidandosi con un amico che, conscio della gravità del fatto, lo aveva spinto a vuotare il sacco con la madre. Una confessione choccante che aveva indotto la donna a prendere immediati provvedimenti. Il giovane era stato accompagnato al pronto soccorso e poi sottoposto a tampone orale (il cui esito negativo non avrebbe però indubitabilmente escluso l’ipotesi della violenza essendo un metodo di prova, se carente di tempestività, non totalmente esatto). Immediata era scattata la denuncia e il rinvio a giudizio dell’uomo da parte del gup del tribunale di Perugia dottor Paolo Micheli. Nell’udienza di martedì mattina di fronte al collegio di magistrati (presidente Beatrice Cristiani, a latere Verola e Giangamboni) deporranno i testimoni dell’accusa. Sul conto dell’uomo, difeso dagli avvocati Cristina Zinci e Giovanni La Spina, grava la pregiudiziale di una recidiva specifica per aver abusato in passato di un dipendente. Intanto la scorsa udienza il presunto abusato, patrocinato dagli avvocati Giovanni Picuti e Maurizio Salari, si è costituito parte civile in proprio (perché diventato nel frattempo maggiorenne). Parti civili anche i genitori esercenti la patria potestà che hanno richiesto un risarcimento danni pari a 500mila euro.