Foligno, sparò al rapinatore, chiesta l’archiviazione.

Ha sparato, non in aria ma puntando la canna della sua smith e wesson calibro 357 verso l’ex collega trasformatosi in rapinatore. Ha esploso due colpi in due direzioni diverse. Uno dei due, il primo, ha ucciso. Alessandro Rossi, trentacinque anni di cui sedici trascorsi con la divisa da vigilante addosso, sposato e padre di due bambini (il secondo dei quali nato due mesi dopo la tragica rapina del Maxi Tigre finita nel sangue) per lungo, lui che il 25 febbraio ha ucciso il rapinatore Gaetano Tramontano prima che questi potesse fare altrettanto, a nove mesi da allora, tira un sospiro di sollievo. Dopo l’avviso di garanzia per omicidio volontario nei giorni scorsi il pubblico ministero della Procura di Perugia Manuela Comodi ha formulato la richiesta di archiviazione della notizia criminis. Il che vuol dire, per la guardia giurata della Crc Global Security, la fine di un incubo. Si è trattato di legittima difesa. Questa la posizione dal magistrato del capoluogo umbro: se è vero che Rossi sparò tre colpi accettando il rischio di uccidere o ferire è altrettanto pacifico che lo fece per difendere la propria vita e quella del collega a terra. L’assunto del pm è il seguente: di fronte a rapinatori armati qualunque altra reazione sarebbe stata inidonea e quindi sproporzionata per difetto. In una parola Rossi ha ucciso per legittima difesa. E’ quanto ha sempre sostenuto lui, del resto. Lui che nello spazio di qualche ora si è trovato da parte lesa a accusato. Determinanti per orientare il convincimento del magistrato sono stati i risultati della perizia balistica affidata alla polizia scientifica di Roma. Grazie agli esiti degli accertamenti svolti è stato possibile ricostruire con un sufficiente margine di verosimiglianza quel che accadde la notte della rapina. Il furgone portavalori della Crc Global Security si trovava all’interno del parcheggio del Maxi Tigre dove stava effettuando dei prelievi dalla cassa continua. Due le guardie giurate presenti: Rossi, appunto, e il collega Francesco Venturi. Ad accorgersi dell’assalto era stato proprio il primo, autista del furgone, che aveva visto spuntare nell’oscurità la sagoma inconfondibile di una rivoltella. Una glock 9x21 con il colpo in canna. Dal posto di guida, sporgendosi dal portellone aperto del furgone, Rossi sparò due colpi. Il primo uccise Gaetano Tramontano, l’altro ferì il complice Stefano Lattanti, anch’egli armato ma con la pistola priva del caricatore. Legittima difesa, dunque. Ma per definire la sua posizione giudiziaria Rossi dovrà attendere ancora il pronunciamento del gup che dovrà esprimersi sulla richiesta di archiviazione del reato avanzata dal pubblico ministero.