"L'Italia di Adriano Olivetti. E' ancora possibile un'impresa etica e sociale?", è la domanda che ha ispirato il workshop, svolto si ieri al teatro Talia di Gualdo Tadino, organizzato dalla sezione Eugubino-Gualdese di Confindustria Umbria in collaborazione con il Comune di Gualdo Tadino.
A confrontarsi su questo tema eramo presenti Diego Fusaro, filosofo, Beniamino de' Liguori Carino, segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti, dom Eugenio Nembrini di Comunione e Liberazione e Giuliano Nocentini, presidente di Kemon spa, azienda di San Giustino specializzata nella creazione e produzione di prodotti per il mercato professionale dell’acconciatura.
A coordinare il dibattito Alessandro Campi, docente di Storia delle Dottrine politiche all’Università degli Studi di Perugia che ha tracciato i contorni salienti della figura di Oliveti nella storia del Novecento sia sul piano sociale che imprenditoriale. Ad aprire l’incontro e' stato il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti e il presidente della sezione Eugubino-Gualdese di Confindustria Umbria, Matteo Minelli.
"Gualdo e' una città simbolo del tema odierno - ha dichiarato Presciutti - con vertenze importanti ma anche con opportunità contro le quali ci sono gruppi di persone che si oppongono. Ci vuole etica non solo nell'impresa ma anche nel proprio senso di cittadinanza" ha concluso il sindaco. Presenti in prima fila anche il sindaco di Gubbio, Stirati e i presidenti di Confindustria regionale, Ernesto Cesaretti di Confindustria giovani, Ilaria Caporali.
“L’Italia di Adriano Olivetti fu ricca di voglia di fare e appassionata – ha sottolineato Matteo Minelli - Olivetti sapeva capire gli uomini e fare proprie le intelligenze della sua epoca. Trovo ancora molto attuale il suo esempio e considero una ricchezza poterci ispirare al suo modo di essere imprenditore. Questo incontro è nato proprio dal desiderio di riscoprire la sua figura e di confrontarci sulla sua visione del mondo e sul suo modello di impresa”.
"Olivetti era un capitalista borghese - lo ha definito il filosofo Diego Fusaro - Oggi sarebbe un post borghese e anzi anti borghese. Oggi non c'è più proletariato, ma una nuova plebe (che non ha orgoglio ne' rivendicazioni ne' dignità di classe). Oggi le classi somigliano più alla plebe di Hegel che non al proletariato di Marx - ha aggiunto. - Ma anche la borghesia si è estinta. I nuovi capitalisti nulla hanno a che vedere con il capitalismo di Olivetti. Oggi il sistema non è retto da borghesi, ma da speculatori finanziari, senza valori del mondo borghese. La borghesia e' classe che ha coscienza, sa guardare al di là della propria pancia, ad un suo mondo etico valoriale. E confligge con il capitalismo che non tiene in considerazione il bene comune. Borghesia ha una sfera valoriale che è etica (famiglia, stato, patria, corpi intermedi, in cui si condensa un senso della comunità, che era radicato in Olivetti). Capitalismo di nuova fase ha congedato tutti i valori del mondo borghese. Oggi non sono solo nemici delle classi lavoratrici ma superstiti frammenti del vecchio mondo borghese, il ceto medio. Il grande assente però - ha concluso il filosofo - e' la politica, manca uno Stanto che garantisca il rispetto delle più elementari norme. Oggi lo Stanto tutela solo il competitivismo globale, che di etico non ha più nulla. In realtà il Modello Olivetti deve essere un faro per tutti noi".


Gubbio/Gualdo Tadino
17/10/2017 15:10
Redazione