Gubbio, negozi chiusi l'1 maggio, è polemica

La specifica ordinanza del Sindaco, comunicata agli organi di stampa tramite apposito ufficio lo scorso 26 aprile ha fatto subito sussultare gli operatori del settore. "E' stata disposta la chiusura degli esercizi commerciali del territorio comunale nel giorno dell'1 maggio, festa dei lavoratori, compresi quelli all'interno del centro storico" recitava la nota. Nota che deve aver suscitato immediatamente dei malumori visto e considerato che tre giorni dopo, lo stesso ufficio stampa, ha diffuso il testo dell'ordinanza per intero: "….si precisa che la stessa (riferito all'ordinanza) non riguarda le attività che dettagliatamente elenchiamo: le rivendite di generi di monopolio; esercizi di vendita interni ai campeggi, villaggi ed ai complessi turistici alberghieri; le rivendite di giornali; gelaterie e gastronomie; rosticcerie e pasticcerie; esercizi specializzati nella vendita di bevande; prodotti alimentari tipici, chincaglieria, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale e le sale cinematografiche. Possono essere rassicurati e tranquillizzati - concludeva la nota - tutti gli operatori che hanno le loro attività prevalentemente legate al turismo". In particolare sono rimasti chiusi negozi di abbigliamento e di generi alimentari che non commerciano prodotti tipici. Una decisione che non ha mancato di far registrare dello scontento tra gli addetti del settore, specialmente i commercianti del centro storico eugubino. Alcuni di loro - come Tiziana Giovannini del negozio 'Empire' - lamentano soprattutto di "non essere stati tempestivamente informati dell'obbligatorità di chiudere. Nel calendario per i commercianti - continua Tiziana Giovannini - l'1 maggio era dato come giorno di apertura. Ci ha quindi sorpreso quello che abbiamo appreso dagli organi di informazione. Gubbio - dice - è una città che vive sul turismo. E non si capisce in base a quale criterio si debba fare differenza tra chi vende souvenir e chi invece ha un negozio di abbigliamento". Sulla stessa lunghezza d'onda il commento di Diego Anastasi di "Tentazioni": In un periodo di crisi come questo - dice - non si capisce perché non cercare di sfruttare anche le occasioni offerte da certe festività. Alcune leggi, almeno in certe località, andrebbero riviste. Per l'1 maggio c'erano a Gubbio tanti turisti; credo che sia brutto anche da un punto di vista proprio estetico far trovare i negozi del centro con le saracinesche tirate giù, negozi chiusi e luci spente. In fondo anche i negozi di abbigliamento offrono un servizio". E' una politica sbagliata nei confronti dei commercianti - commenta duramente anche Vanessa Stirati di 'Clayeux' -; che finisce per penalizzare soprattutto i giovani imprenditori che hanno investito tempo e denaro in attività commerciali nel centro storico, dove gli affitti sono più cari e a volte è difficile far quadrare i conti".