Nuovo appuntamento con la stagione teatrale eugubina che ieri sera ha messo in scena “Il Misantropo “ di Moliere per la regia di Roberto Guicciardini e l’interpretazione, tra gli altri, di Mariano Rigillo. I temi e le trame, seppur con qualche innovazione linguistica, sono quelle di Moliere che esprimeva il disagio di un uomo alla ricerca di valori assoluti e che si pone in maniera critica di fronte ad una società, carica di “etichette”, regole e di abitudini, nelle quale non riconosce e, alla fine, si auto emargina. L’ambientazione è moderna. Il Misantropo Alcesti, interpretato da Maurizio Rigillo, abbandona tutto alla ricerca di uno spazio dove possa vivere sereno ed in sintonia con questo suo modo di immaginare l’essere umano. Una utopia, dato che valori assoluti e società incontaminate non c’erano né nel ‘600 né ci sono ai giorni nostri. Lo aveva capito Moliere lo ha manifestato il regista Guicciardini nella sua messa in scena. Una verità che supera le ragioni del cuore. Sì perché fulcro della storia è l’amore passionale che Alcesti nutre per Celimene, che è il prototipo di una società ricca e civettuola e piena di compromessi. Nonostante l’amore, consapevole del buio della strada intrapresa da Alcesti e delle piacevolezze che vive nel suo salotto, trova il coraggio di non allontanarsi dal suo mondo. Una presa di posizione che non le lascia rammarico: un bacio al suo Alcesti e un giro di walzer e poi se ne va. Anche il sentimento si frantuma. Una rispettosissima trasgressione rispetto all’originale del ‘600, attualizzando il linguaggio attraverso l’inserzione di termini figurativi famigliari alla società del 2000. I personaggi si muovono liberamente in una scenografia astratta e che non ha nulla di barocco, così come l’abbigliamento e i costumi, con la firma Versace. ( Maddalena Fagiani )