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Il tartufo di Gubbio si candida come patrimonio Unesco

Il tartufo di Gubbio si candida come patrimonio Unesco: entro novembre al via l'iter per la candidatura. Si spera che il prezioso tubero sia inserito come già avvenuto per la dieta mediterranea.
Il tartufo come la dieta mediterranea. C’è anche la “Mostra mercato nazionale del tartufo bianco e dei prodotti agroalimentari” di Gubbio nella lista delle azioni positive per l’inserimento del tartufo – bianco in particolare - nel patrimonio Immateriale dell’Unesco. Entro la fine di novembre, infatti, verrà formalmente avviato l’iter burocratico necessario al riconoscimento della candidatura della Cultura del tartufo e dell’attività di ricerca nelle settore “cognizioni e prassi relative alla natura e all’universo”. Elenco, che raccoglie i capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità, in cui l’Italia è presente con soli tre elementi: l’opera dei Pupi siciliani, il canto a tenore della cultura pastorale sarda e la dieta mediterranea. Tra i promotori anche la Comunità montana dell’Alta Umbria, con Gubbio e Città di Castello, rappresentata al tavolo da Antonella Brancadoro, già Sindaco di Sigillo e componente dell’Associazione Città del Tartufo. Proprio nella giornata di oggi, 2 novembre, Mauro Severini, commissario liquidatore della Comunità montana Alta Umbria ed ex presidente, ha liquidato il testo sul tartufo nell’Alta Umbria che andrà a comporre la documentazione portata dalle 50 città del tartufo, di 11 regioni italiane, a sostegno della candidatura presso la commissione Unesco Italia e frutto di un accordo di collaborazione stipulato ad Alba una decina di giorni fa. «La prima richiesta – annuncia Severini – ha riguardato la descrizione del territorio, le potenzialità, il numero di tartufai presenti sul territorio e le iniziative di tutela e salvaguardia poste in essere dalle istituzioni locali nel corso degli anni». L’iter italiano per la valutazione dei requisiti potrebbe durare tra i nove e i dodici mesi, mentre il riconoscimento potrebbe arrivare non prima di tre anni. «Insieme all’accordo di collaborazione sottoscritto in Piemonte - spiega Antonella Brancadoro, firmataria per l’Alta Umbria – tra Alba, i soci dell’Associazione città del tartufo e l’Associazione per il centro nazionale studi tartufo, inseriremo nella documentazione necessaria anche le relazioni dei vari territori sulle azioni positive messe in campo per promuovere il tartufo e la sua cultura: cerca, trasformazione, saperi e tradizioni locali». La candidatura punterà, infatti, sulle azioni e pratiche comuni tutte mirate a salvaguardare un piccolo universo fatto di attività specialistiche, tutela del territorio e ambienti naturali specifici, gastronomia e trasmissioni di saperi. «L’Alta Umbria - prosegue Brancadoro – punterà, in particolare, sulle azioni messe in atto negli anni, come la tutela delle tartufaie naturali, i corsi di formazione per tartufai ed operatori nei settori che compongono la filiera, e la promozione del tartufo non solo come ingrediente in tavola, elemento capace di disegnare il paesaggio, un ambiente boschivo di pregio, coltivato e ben conservato dall’uomo».
Gubbio/Gualdo Tadino
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