Partecipata e devota, come ogni anno, la celebrazione del Pontificale di S.Ubaldo tornata in Cattedrale dopo un anno di "trasferimento" provvisorio a San Domenico (causa interventi restauro post sisma): la prima omelia di mons. Luciano Paolucci Bedini si è soffermata sulla figura di S.Ubaldo, parole significative rese ancora più autentiche dalla sincera e appassionata partecipazione del 60mo successore del Patrono alla Festa dei Ceri di ieri, per la quale ha avuto parole di grande apprezzamento e profondità.
Questa l'omelia del presule eugubino pronunziata oggi in Cattedrale, alla presenza delle autorità civili (i sindaci dei comuni della Diocesi, a cominciare da Gubbio), militari e religiose, oltre ai rappresentanti delle organizzazioni ceraiole (Università Muratori, Famiglie ceraiole e Maggio Eugubino) con i rispettivi labari e ai Capitani e capodieci dei Ceri 2018:
"È motivo di profonda letizia spirituale carissimi, sorelle e fratelli tutti, ritrovarci oggi nella cornice di questa stupenda chiesa cattedrale, a rendere pieno l'omaggio al nostro Santo Patrono Ubaldo, dopo l'inizio devoto e coinvolgente dell'emozionante Festa dei Ceri che abbiamo vissuta ieri. Colgo l'occasione per esprimere da parte mia un sentito saluto a tutte le autorità civili, militari e ceraiole qui convenute, grato a tutti per la piena riuscita della manifestazione vigilare, come anche alle delegazioni fraterne delle città gemellate di Thann e di Jessup
Giorni fa ho ricevuto un santino con l'effige del nostro Santo Patrono che nella didascalia lo definiva così: Sant'Ubaldo: Concittadino, Vescovo e Patrono. Mi è parsa molto ben rappresentata la sua figura umana e spirituale e per noi profondo motivo di riflessione.
Ogni città è un santuario, che custodisce i figli di Dio, che accoglie e difende la vita di tutti gli abitanti. E ricordiamo come Ubaldo, figlio di questa terra, sia stato servitore innamorato non solo dei suoi figli devoti, ma di tutti gli eugubini. Non ha curato il solo bene della Chiesa, ma ha avuto a cuore le sorti e la pacifica convivenza di questa città. La premura di un cittadino per impedire la caduta del popolo. Quanto è moderna la sua testimonianza! Davvero un primo cittadino. Senza togliere nulla alla figura istituzionale del Sindaco, che tutti ci rappresenta nel bene della comunità. Ma ognuno di noi è chiamato ad essere primo nella responsabilità di cittadinanza, attenti a che tutti vivano bene. Che a nessuno manchi il necessario materiale e spirituale per rispondere al dono della vita. Pronti a soccorrere chi non ce la fa, e a condividere nella gratuità ciò che abbiamo grazie a Dio.
Ubaldo fratello di tutti e familiare in ogni casa. Mi commuove tanto vedere che non c'è casa di questo territorio in cui non campeggi, adornata e ben collocata, una sacra immagine del Patrono. Che sia davvero di casa, in ogni casa, la bontà e la mitezza di Ubaldo. Nutra l'amore tra gli sposi, la cura dei genitori verso i figli, la tenerezza verso gli anziani e i malati. Rafforzi e riempia di speranza i desideri dei giovani e li renda protagonisti coraggiosi del loro presente. Sostenga la fatica delle varie povertà e dissipi il timore per il lavoro che non c'è.
“Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito di Dio, con il quale foste segnati...” ci ricorda l'apostolo Paolo nella seconda lettura.
Ecco il cuore dell'insegnamento del Vescovo Ubaldo alla sua Chiesa, e il suo esempio personale di pastore e di padre. Via dalle nostre relazioni l'asprezza, lo sdegno, l'ira, la maldicenza e ogni malignità. Tutto ciò che avvelena il cuore e dona tristezza ai fratelli. Con quanta forza, e pagando di persona, il nostro santo ha dato testimonianza di questo. Quel suo schierarsi sempre dalla parte dell'uomo e mai contro. Anche verso chi commetteva il male, persino contro di lui. L'unico suo nemico è sempre stato l'autore del male e ogni forma di male, ma mai l'uomo, nessun uomo. Quell'uomo che ha sempre visto e considerato solo come figlio e fratello, da amare e difendere, ancor più quando debole ed esposto alla seduzione del maligno.
Ma oggi, con il Vangelo, possiamo tutti dire con gioia: “...rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
Anche del nostro patrono ricordiamo e decantiamo le gesta, le opere e i segni prodigiosi, tutti volti a combattere il male e dare forza al bene. È la potenza di Dio che traspare da questi episodi e la docilità di Ubaldo all'azione dello Spirito di santità. Di questo possiamo e dobbiamo gloriarci e rallegrarci. Il nostro grande vescovo è santo! Santo della santità di Dio. Riflesso umano della sua luce divina. Rivolo minuscolo del grande fiume della grazia santificatrice che anche noi riceviamo nella fede. Anche i nostri nomi sono scritti nei cieli, custoditi nelle mani di Dio, benedetti dal Signore della vita. Questa è la nostra vera gioia! La nostra autentica ilarità.
Grande sia allora la nostra lode, la nostra gratitudine e la nostra rispettosa devozione al Padre celeste che ci ha donato un così grande protettore! A lui, con sincera fede ci rivolgiamo:
Ubaldo santo,
fratello e concittadino nostro,
come immagine luminosa del Padre di tutti,
sostieni chi guida e governa la nostra comunità cittadina,
sorveglia le nostre case e consola le nostre famiglie.
Pastore e padre della nostra fede
e della nostra Chiesa diocesana,
l'umile grandezza della tua fede
riscaldi il nostro essere discepoli di Gesù
e ci rinnovi profondamente
nel nostro essere mandati come missionari del Vangelo.
Capolavoro della santità di Dio,
docile strumento dello Spirito Santo,
custodisci, proteggi e benedici i tuoi figli
e la tua amata Gubbio".
Un lungo applauso ha accolto la lettura di questa preghiera finale che ha concluso l'omelia del Vescovo.
Ampio servizio su come il Vescovo di Gubbio ha vissuto la sua prima volta ai Ceri e nel giorno di S.Ubaldo nella puntata odierna de "L'Attesa", in onda alle 21.15 su TRG.
Gubbio/Gualdo Tadino
16/05/2018 12:54
Redazione