L'Alta Umbria si popola dei colori e dei suoni della Passione del Cristo. Si sono rinnovati ieri sera a Gubbio, come a Gualdo, come a Città di Castello e come in molti altri comuni del territorio, i riti legati al venerdì santo. Il più antico quello della processione del Cristo Morto di Gubbio, partita con passo cadenzato alle ore 18.30 dalla chiesa di Santa Croce della Foce, sede della confraternita omonima, per tornarvi alla fine di un lungo percorso che da San Martino si è dipanato verso Piazza 40 Martiri, via Perugina, via Mazzatinti, via Rieosati, per poi risalire verso San Pietro, Corso Garibaldi e da lì, attraverso via Dante e via XX Settembre, giungere in Piazza Grande e ridiscendere a San Domenico e a Santa Croce. Precedute dai simboli della Passione, hanno sfilato le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, seguiti dai cantori del “Miserere” e dai Sacconi, i componenti dell’ antica confraternita, in un’atmosfera toccante e suggestiva cui hanno fatto da ulteriore scenario i fuochi accesi. E’ stata un’immagine viva ed attuale questa, di quel grande movimento religioso che, ispirato da Raniero Fasani nel 1260 con il movimento dei disciplinati, fece sorgere soprattutto in Umbria, numerose confraternite, vestite con il caratteristico saio e cordone con nodi, dedite alla carità e alla mortificazione corporale. Domani celebrazioni a partire dalle prime ore della mattina in tutte le chiese del territorio e colazione a base della tradizionale torta salata o dolce con uovo benedetto, costume quest’ultimo antico e denso di significati, in origine simbolo di fertilità perché immagine dell’unione tra cielo e terra che insieme danno origine alla vita; per i cristiani effige che rimanda alla rinascita e resurrezione