L'Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato all'unanimità la proposta di legge sulla redistribuzione ai Comuni dei canoni concessori relativi allo sfruttamento delle acque minerali. L'atto scaturisce da due iniziative legislative firmate dai consiglieri Andrea Smacchi (Pd)-Silvano Rometti (Ser) e Andrea Liberati–Maria Grazia Carbonari (M5S), che in Seconda commissione sono state discusse e poi unificate in una sola proposta. La quota dei diritti annuali provenienti dai canoni concessori delle acque minerali, destinata ai Comuni per la salvaguardia e la tutela delle risorse idriche, nonché per la valorizzazione e l'eventuale riqualificazione ambientale dei territori interessati, andrà da un minimo del 30 (attualmente è al 20 per cento) ad un massimo del 40 per cento, al fine di lasciare un margine di flessibilità in relazione alle disponibilità finanziarie ed alla tipologia degli interventi compensativi che vengono proposti dai Comuni. L'attribuzione delle risorse ai Comuni con le nuove percentuali decorrerà dall'anno 2018, e dovrà avvenire sulla base di progetti. Viene precisato che i Comuni beneficiari sono quelli sui cui territori ricadono concessioni di acqua minerale, di sorgente o termale, o sono localizzate attività produttive di imbottigliamento. Viene previsto un termine di sessanta giorni per regolamentare modalità e criteri di attribuzione delle risorse, di tali norme e di quelle relative alle procedure e modalità per il pagamento e la riscossione dei diritti annuali.
Il relatore di maggioranza, andrea smacchi, ha spiegato che “Obiettivo della proposta è cercare di compensare maggiormente le comunità locali, che mettono a disposizione un bene primario come l'acqua, con maggiori risorse, fondamentali per progetti di sviluppo e di riqualificazione ambientale dei territori in cui insistono sorgenti d'acqua o impianti di imbottigliamento. Si intende andare verso un miglior modello di distribuzione dei canoni concessori, che riconosce maggior valenza a tematiche ambientali e territoriali. Questa proposta di legge, infatti, da un lato va ad incrementare l'aliquota dei diritti concessori che restano ai Comuni dove insistono concessioni di acque minerali e attività di imbottigliamento, dall'altro certifica e regolamenta l'attribuzione di tali risorse. Ha inizio un percorso che vede Comuni e Regione protagonisti in sinergia. Non sarà inoltre più possibile utilizzare queste entrate per interventi diretti della Regione diversi da quelli concordati con i Comuni, è previsto infatti un vincolo di destinazione delle risorse con l'obiettivo di dare agli enti locali la possibilità di presentare progetti per realizzare interventi che vadano verso la salvaguardia, la valorizzazione e la riqualificazione delle aree coinvolte dalla coltivazione di acqua. Con questa modifica ai Comuni interessati saranno distribuite risorse sino a 600mila euro, con un aumento che, in termini numerici andrà da un minimo di 150 mila euro ad un massimo di 300mila mila euro in base alla maggiore percentuale applicata”.