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Porzi, donne-madri e il lavoro che non paga

Per la consigliera (misto) 'stipendio dimezzato rispetto alle colleghe'.

“Un’altra discriminazione che si somma al divario retributivo di genere diffuso in Italia e particolarmente significativo nella nostra regione, come dimostrano i dati Aur. In questi giorni in cui i riflettori si sono tragicamente riaccesi sulla violenza di genere e con il Paese mobilitato per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è importante aprire una riflessione complessiva sulle disuguaglianze di genere”. È quanto dichiara il consigliere regionale Donatella Porzi (misto). “Se solo il fatto di essere donne – spiega Porzi - significa essere svantaggiate rispetto agli uomini, essere donne e madri è un ulteriore punto di caduta nel mondo del lavoro. Ci sarebbe piaciuta una smentita e invece a metterlo in luce, nel corso di un convegno che si è tenuto nei giorni scorsi, è stato il Commissario straordinario dell’Inps, Micaela Gelera: i salari lordi annui delle donne che hanno avuto figli a quindici anni dalla maternità sono inferiori del 53% rispetto a quelli delle donne senza figli. Non solo il tasso di occupazione delle madri è inferiore a quello delle donne senza figli - basti pensare che in Umbria a fronte di 100 donne tra i 25 e i 49 anni occupate senza prole, ve ne sono solo 80 con almeno un figlio in età prescolare 0-5 anni - ma la maternità incide pesantemente anche sulla loro retribuzione”.  “Le mamme - sottolinea Porzi - sono ulteriormente penalizzate rispetto ad un gender pay gap diffuso e generalizzato in tutto il Paese che non risparmia la nostra regione, dove si traduce in una differenza percentuale remunerativa tra uomo e donna che mediamente si attesta al 25 per cento. Una differenza significativa, cospicua, come evidenziato nell’ultimo rapporto dell’Aur (Agenzia Umbria Ricerche) dedicato alle asimmetrie di genere, dal quale emerge un altro dato altrettanto significativo: oltre a essere penalizzate dal punto di vista remunerativo rispetto agli uomini, le lavoratrici umbre sono al di sotto degli standard anche rispetto a quanto accade a livello medio nazionale, con uno scostamento del -6,3 per cento, e ancor più nel Centro-Nord, dove la differenza sale al -10.9%”.  “Il complesso fenomeno della crescita della sovraistruzione femminile nella nostra regione – prosegue Porzi - ha raggiunto la percentuale del 37,2% delle occupate con preparazione superiore a quella necessaria per la posizione ricoperta. L’Umbria detiene la percentuale più alta in Italia di overeducation, con un gap di quasi 10 punti rispetto alle donne italiane. Poi ci sono il precariato diffuso e sempre più mamme-lavoratrici costrette a dimettersi nell’impossibilità di conciliare vita e lavoro, come testimonia l’impennata delle dimissioni in seguito alla nascita di un figlio, rilevata sempre dall’Aur, tra il 2020 e il 2021, quando l’incremento è stato del 43,6 per cento, secondo soltanto a quello delle Marche e quasi il doppio della media nazionale, che si ferma al 23,7 per cento”.  “Non si tratta soltanto – prosegue Porzi - di garantire l’accesso al mondo del lavoro, ma anche di sviluppare le condizioni per un’occupazione di qualità, affinchè le competenze delle donne non pesino in modo diverso, i meriti vengano riconosciuti e non si sprechino talenti per non andare incontro alle esigenze di vita e di lavoro di una popolazione femminile che, oltre ad avere il diritto di essere madre, spesso ha sulle proprie spalle il compito di prendersi cura della propria famiglia”. “Nel commentare – continua Porzi - il dato sul gap retributivo tra le donne che hanno avuto figli e quelle senza figli, Micaela Gelera ha evidenziato che ‘tutte le politiche messe in campo dal legislatore per conciliare vita lavorativa e cura familiare, oltre che quelle a sostegno della famiglia, potranno ridurre questo gap’. ‘Potranno’, a significare che, come è avvenuto nella nostra regione, c’è ancora una disuguaglianza sostanziale. I dati sono lì a dimostrarlo. Nel tentativo di recupero del ritardo storico delle politiche per le donne ci auguriamo che il Pnrr cominci a dare i suoi frutti per favorire anche nella nostra regione i valori di inclusione e uguaglianza di genere perseguiti dalla Generation Equality Campaign delle Nazioni Unite e dalla Strategia Europea per la parità di genere 2020/2025. Inoltre, siamo in fase di adozione del Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2024, con le imprese che continuano a manifestare la difficoltà di reperire le figure professionali di cui hanno bisogno. Intercettare il cambiamento, comprendere le nuove forme di discriminazione e investire sulla parità, sono priorità, soprattutto in questa fase di crisi segnata dalle guerre e da una accresciuta competizione su scala globale”. “Sono giorni - conclude Porzi - in cui i riflettori si sono di nuovo tristemente riaccesi sulla drammaticità della violenza sulle donne e tante iniziative stanno mobilitando il nostro Paese per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Mi sembra inevitabile una riflessione a tutto tondo per porre ancor più l’attenzione su tutti gli stereotipi di genere come emergenza nazionale e per reagire a questa spirale con una nuova cultura che impregni anche i luoghi di lavoro. Ben vengano iniziative come quella organizzata per giovedì prossimo dalla Camera di Commercio dell’Umbria insieme al comitato unico di garanzia e a quello dell’imprenditoria femminile per approfondire ‘La discriminazione di genere nei luoghi di lavoro. Prevenire, conoscere, contrastare’. Mi piace ricordare che è proprio studiando il divario di genere nel mercato del lavoro che una professoressa di Harvard, Claudia Goldin, ha appena vinto il Nobel per l’Economia 2023”.

Perugia
21/11/2023 14:10
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