"La vita politica eugubina, nonostante l’approssimarsi delle prossime elezioni, vive un momento di stagnazione, alimentato più da alcuni gossip giornalistici su futuri scenari tutti ancora da definire che da un dibattito serio e costruttivo sul futuro della città".
Si apre così una lunga nota del direttivo del Psi di Gubbio per fare la fotografia della situazione della politica eugubina tornata ad accendersi negli ultimi giorni in particolare intorno alla figura dell'ex vice sindaco, Filippo Stirati.
"Questo clima di incertezza - prosegue la nota - è anche comprensibile, visto che il maggior partito cittadino, il Pd, è alle prese con un non certo agevole dibattito congressuale, per cui ad oggi manca, nei fatti, un interlocutore autorevole con cui confrontarsi, visto che nessuno può prevedere quale sarà la linea politica che uscirà da tale importante scadenza, quali gli uomini che saranno chiamati a interpretarla e se ci sarà convergenza o rottura tra le diverse anime di quel partito.
D’altro canto è sotto gli occhi di tutti come la città abbia necessità di uno scatto, di un colpo di reni per ridare slancio ad una sempre più asfittica economia cittadina, per ripristinare condizioni minime di buon governo, di cui negli ultimi anni non si è dato certo prova, per recuperare autorevolezza e posizioni nell’ambito della nostra realtà regionale, che ci vede spesso confinati, nelle varie classifiche, non certo nelle posizioni di avanguardia.
Questo momento di stallo può essere comunque utile per alcune riflessioni che, libere dalla contingenza dell’immediato, possono risultare più efficaci. La prima è che, a nostro avviso, va recuperato uno spirito veramente cittadino, superando quelle divisioni tra Capuleti e Montecchi che hanno spesso avvelenato il dibattito politico e che negli ultimi anni si sono andate acuendo, alimentate ad arte da chi, furbescamente ma anche in maniera miope nell’ottica dell’interesse collettivo, se ne è servito per costruirvi la propria personale fortuna politica. L’esempio di altre città a noi vicine che, quando si trovano di fronte a progetti vitali per il loro territorio, mettono da parte meschini interessi di bottega partitici ed agiscono compatte nel perseguire il raggiungimento dell’obiettivo dovrebbe farci riflettere in tal senso.
In questa prospettiva vanno superati anche steccati ideologici che sanno tanto di retrò e appartengono ormai al secolo scorso. Certi falsi miti, come quell’unità delle sinistre che è stata il leit motiv almeno delle ultime tre campagne elettorali, hanno prodotto solo danni e sono stato spesso lo specchietto per le allodole per garantire il mantenimento di uno status quo che, anziché imprimere dinamicità alla città, ne ha frenato lo sviluppo, spesso mortificandone le energie migliori. Noi non abbiamo bisogno di cartelli elettorali costruiti per vincere le elezioni e magari fallire il giorno dopo sul piano dell’azione amministrativa, per l’incapacità di trovare una linea d’azione comune o perché accecati da pregiudizi ideologici. Noi abbiamo bisogno, se ci si riesce, di mettere insieme - sulla base di principi non negoziabili quali l’onestà, la trasparenza, la giustizia sociale, l’attenzione ai più deboli, quelli veri e senza distinzione di appartenenza o simpatia partitica, la tutela dell’ambiente, anch’essa aliena da pregiudizi ma fondata su un’informazione corretta e non partigiana, perché ideologizzata - persone serie, capaci e competenti, di diversa estrazione e anche di diverse idee, che sentano come un impegno morale dedicare una fase della loro vita a dare un contributo per il bene della comunità cui appartengono e restituirle così, almeno in parte, in maniera del tutto disinteressata, quello che da tale comunità e dalla vita in generale hanno ricevuto. Sappiamo che oggi parlare di etica, di impegno civile disinteressato, di altruismo può apparire, soprattutto in politica, utopistico, ma è questa la sfida che a livello cittadino, e non solo, abbiamo davanti. O la vinciamo o il declino, che purtroppo stiamo amaramente sperimentando, sarà inarrestabile, perché continueranno a prevalere le piccole logiche dell’interesse di parte, le politiche familistiche, l’egoismo individuale o di gruppo mascherato da interesse generale.
In quest’ottica va rigettata ogni forma di carrierismo: la politica non può diventare il mestiere di chi non ha un mestiere. La politica per la sua complessità è l’arte più nobile in cui lo spirito umano può dare dimostrazione di sé: per questo non può diventare l’arte di chi non ha arte, non solo perché diventa difficile pensare che si possa amministrare una collettività senza avere alle spalle una consolidata esperienza lavorativa, con la conoscenza delle problematiche che il variegato e complesso mondo del lavoro comporta, ma anche perché, se si fa della politica la propria professione, si è portati a difendere il proprio posto di lavoro con le unghie e con i denti, cedendo magari anche a compromessi che in una diversa condizione si rifiuterebbero.
Non abbiamo neppure bisogno di programmi la cui stesura impegna in un dibattito estenuante le forze politiche, con il risultato di produrre documenti corposi che nessuno legge e che spesso sono la riproposizione, in forma di enunciazione ma senza soluzioni, di quanto detto e ridetto da almeno vent’anni a questa parte. Abbiamo bisogno di un programma snello, costituito di pochi punti, in cui ci siano non solo l’elencazione dei problemi ma le loro possibili soluzioni, con accanto impegni precisi su: piano regolatore, politiche di bilancio, rilancio del turismo, centrostorico, ambiente, con l’occhio costantemente rivolto a quella che deve essere la mission propria di un ente locale: mantenere e possibilmente accrescere il benessere dei cittadini, attraverso la garanzia della più vasta gamma possibile di servizi al minor costo possibile e aumentare la ricchezza cittadina complessiva, attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro non nell’ambito della pubblica amministrazione, cosa ormai impossibile, ma attraverso l’iniziativa privata, per la quale, nell’ambito di uno sviluppo sostenibile, l’amministrazione pubblica deve costituire uno stimolo ed uno strumento atto a favorirla, attraverso semplificazioni burocratiche e snellezza di procedure, e non un impaccio o, peggio ancora, addirittura un ostacolo. Non bisogna mai dimenticare che per redistribuire la ricchezza, come è giusto e sacrosanto, prima bisogna produrla, altrimenti si distribuisce solo povertà.
L’ultima considerazione riguarda il rapporto dei partiti locali con le loro strutture regionali: occorre recuperare autorevolezza ed indipendenza decisionale. La città di Gubbio non può più vedersi calare dall’alto del tavolo delle segreterie regionali, che poco conoscono le singole realtà locali e spesso decidono sulla base di logiche di convenienza tutte interne alle dinamiche del dibattito politico regionale e del tutto lontane dagli interessi delle diverse comunità, decisioni sulla scelta di coalizioni elettorali, come accaduto due anni or sono. Occorre da parte di tutti i partiti uno scatto d’orgoglio per rivendicare la propria autonomia: Gubbio deve essere degli Eugubini. Questo non significa chiudersi in un cieco e becero isolazionismo, che tanti danni ha fatto negli ultimi anni, ma semplicemente render chiaro a tutti che la nostra città non rappresenta il proconsolato né il feudo di chicchesia, ma vuole essere protagonista delle scelte che la riguardano.
Queste nostre considerazioni potrebbero continuare ancora, ma ci fermiamo qui anche per non tediare i lettori. Abbiamo voluto solo lanciare un sasso nell’acqua stagnante del dibattito politico cui facevamo riferimento nell’apertura di questa nostra lettera aperta. Speriamo che su queste basi si apra un confronto, al quale siamo ovviamente disponibili, e che non assistiamo, invece, alla rapida archiviazione, attraverso il silenzio, di queste nostre riflessioni. Perché ad essere silenziato ed emarginato non sarebbe il Psi, ma la città".
Gubbio/Gualdo Tadino
30/10/2013 14:08
Redazione