E' il giorno della nascita di san Giovanni, compatrono di Gubbio con sant’Ubaldo e l’Immacolata. Festa molto antica, già ricordata da Agostino nella “Chiesa Africana Latina”, si lega al solstizio d’estate, che simboleggia lo sposalizio tra Sole e Luna. San Giovanni, martire molto popolare in Italia e a Gubbio si associa alla fiera omonima, che rallegra le vie cittadine all’inizio dell’estate con bancarelle ed esposizioni, in passato, di prodotti artigianali. Simbolo dell’allegro e colorato mercato è il suono delle campanelle che i bambini possono acquistare in piazza 40 martiri. Una tradizione che negli anni era andata scemando, poi recuperata dai volontari dell’Unitalsi, Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali, che hanno preso l’abitudine di decorare a mano le variopinte campane. Ma la festività legata al santo si distingue anche per l’usanza, viva ancora oggi, di raccogliere lungo gli stradoni del monte Ingino e nella campagna petali di fiori di rose e ginestre, foglie di noce, iperico o "scacciadiavoli", santoreggia, lavanda e erbe aromatiche da deporre al macero in una bacinella con l’acqua raccolta - un tempo si diceva da 7 fonti di Gubbio - e poi messa fuori all’aperto. La mattina di san Giovanni ci si potrà lavare il viso con l’acqua. La “guazza” caduta nella notte, secondo la tradizione popolare, ha infatti un potere purificatorio, lenitivo della pelle e rinvigorente. Nel “Calendario” Alfredo Cattabiani sostiene anche che per neutralizzare gli influssi maligni ci si può affidare alle acque e alle erbe miracolose consacrate al santo.