Terminato il percorso burocratico, la scuola elementare del capoluogo Sigillano, sabato 21 Marzo, alle ore 10,00, alla presenza delle autorità civili e religiose e di quanti vorranno prenderne parte, sarà dedicata alla figura di Mons. Domenico Bartoletti (ex Parroco di Sigillo dal 1953 al 1989, insigne scrittore e insegnante, in Sigillo, Gualdo Tadino, Nocera Umbra e Sassoferrato). In Sigillo, ridente cittadina ai piedi di Montecucco, chiamata “ la perla dell’Umbria”, nacque il 15 Febbraio 1909 da Francesco, Notaio in Sigillo e Benedetta Chemi, maestra elementare nata a Costacciaro. Domenico è l’ottavo figlio. Prima di lui e primo fra tutti, Giovanni, poi Giuseppe (morì a quattro anni), quindi Felicita, Giuseppe, Turpina, Antonia, Costanza e, dopo di lui Bertolo e Simone (tutti riposano il sonno dei giusti). Con la morte di Mons. Bartoletti è venuto a mancare una di quelle figure di persone dotte e zelanti che resero famosa la Diocesi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino. E’ da auspicare che questo seme fecondo non si estingua e che altri possano prendere la fiaccola da loro ormai lasciata e tramandata. L’Amministrazione del Comune di Sigillo, e L’Istituto Comprensivo Scolastico, accogliendo una richiesta avanzata dal Sodalizio dell’Antica Civiltà Contadina, che aveva promosso una raccolta di firme in Sigillo, ha sentito il dovere di iniziare il percorso di dedicazione dell’edificio scolastico a questa figura di studioso che si acquistò un nome grandissimo per le opere che scrisse, le quali, hanno contribuito in modo notevole alla conoscenza della < Storia di Sigillo>, la cui opera più grande è impressa nel ministero sacerdotale al quale ha dedicato tutta una vita. Nel suo Testamento spirituale c’è una lettera ai Sigillani che dice: “Do la mia cara e più gran benedizione al mio paese natio, Sigillo. Saluto affettuosamente tutti i sigillani, qui, di là dei monti, e di là dei mari. Tutti con uguale amore. Ho lavorato tanto per loro. Mi sembra di aver compiuto il mio dovere con tutto l’impegno. Avrei voluto lavorare diedi volte di più, se lo avessi potuto. Non sono stato capace, lo riconosco. Ogni uomo è sempre limitato. E io più di tutti, sono stato carico di debolezze, di miserie. Chiedo scusa delle offese arrecate, sia pure involontariamente e per fragilità umana. Non ho nulla da lasciare: tutto quello che mi è venuto è tornato alla Chiesa o è andato ai poveri. A tutti do il mio saluto e li ringrazio per avermi sopportato pazientemente”.
13/03/2009 17:08
Redazione