La “Taverna dei Tintori”, posta all’inizio dello storico ponte sul Tevere, ha vinto il palio delle taverne della “Fratta dell’Ottocento”. Con la proclamazione dei vincitori del “Palio delle Taverne” si è conclusa la rievocazione storica delle “Feste di settembre della Fratta di fine Ottocento” che, grazie allo straordinario afflusso ed all’entusiastica partecipazione dei visitatori, ha riconfermato il pieno successo di questa iniziativa, che si distingue dalle tante altre in programma nella nostra regione e del resto d’ Italia per l’originalità dell’impostazione e per l’impegno profuso dagli organizzatori. Un premio che, al di fuori della classifica finale, vuole mettere in evidenza l’impegno delle centinaia di persone che animano le piazze e le strade del centro storico di Umbertide e che offrono ai tanti visitatori, migliaia ogni sera, menù degni della migliore tradizione gastronomica umbertidese. Ricette che sono frutto di una ricerca approfondita nel passato e piatti che hanno il merito di uscire dalla banalità di molte sagre e feste che propongono menù che poco o nulla hanno a che fare con la nostra cucina di territorio, che è per sua natura semplice, ma ricca di gusto e con peculiarità con comuni. La giuria era composta da eminenti e competenti personalità della nostra regione e cioè Angelo Valentini, esperto cultore della tradizione enogastronomica umbra; Giorgio Rinaldi, giornalista del Tg3 regionale ed appassionato ricercatore storico; Giampiero Frondini, attore e regista nonché fondatore della “Fonte Maggiore”, una delle istituzioni culturali più note della nostra regione. La “Fratta dell'Ottocento" ha sempre avuto particolare riguardo alla ricerca di ricette che nella loro semplicità e povertà di ingredienti, rappresentassero realmente il modo di nutrirsi dei nostri antenati. Menù poco variati (non c'era molto da scegliere), ma sicuramente sostanziosi e ricchi di sapore, visto che le materie prime erano, pur se scarse, sicuramente genuine. Andare per taverne significherà quindi riscoprire la sana cucina di un tempo, ma anche preparazioni gastronomiche schiettamente locali, come le "ranocchie fritte", le “robbe de dentro", il “capogatto" e tante altre preparazioni della cucina frattegiana. Cucina che per più di un millennio è rimasta immutata, pur subendo momentanee variazioni a seconda dei periodi di carestia o quelli più rari dell'abbondanza e che si basava sempre su quello che la terra, l'acqua, il cielo offrivano. L'edizione di quest'anno è stata contrassegnata da una partecipazione di pubblico straordinaria, con il centro storico gremito in ogni angolo. La manifestazione vive sull’entusiasmo dei figuranti: viene lasciato spazio all'inventiva e alla fantasia di ogni gruppo (garibaldini, briganti, musici, artisti), nel rispetto di regole dettate dal canovaccio storico della rievocazione. Tutti si sentono protagonisti, dando il proprio contributo di idee. E anche quando le feste finiscono, il programma “continua”. Infatti attorno alla rievocazione è nato un filone di ricerca storica e culturale, che durante l’anno dà vita ad una serie di iniziative che hanno l’obiettivo di proseguire lo studio della società umbertidese dell’Ottocento. Ricerche e studi che scaturiranno in incontri e dibattiti pubblici, serate a tema e, perché no, suggerimenti per rendere più bella ed attraente la prossima edizione delle “Feste di settembre di fine 800”.
Città di Castello/Umbertide
15/09/2009 18:27
Redazione