Promossa da Acri, l’Associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria, realizzata con il sostegno di Fondazione Perugia e prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria, l’iniziativa “Destinati al Vento” ha raccolto un consenso caloroso lunedì 19 maggio al Teatro Morlacchi di Perugia, dove si è svolta l’attesa replica aperta alla cittadinanza dello spettacolo con i detenuti-attori della Casa Circondariale di Capanne, diretti da Vittoria Corallo. Il teatro, completamente gremito, ha visto la partecipazione di un pubblico eterogeneo e partecipe: cittadini, studenti, operatori culturali, autorità civili e istituzionali hanno condiviso un momento di straordinaria intensità e valore sociale. Lo spettacolo – settimo capitolo del percorso teatrale sviluppato nell’ambito del progetto nazionale Per Aspera Ad Astra – riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza – si conferma come una delle esperienze più significative di teatro in carcere a livello nazionale. Il progetto, avviato nel 2018, ha coinvolto più di 1.000 detenuti in oltre 20 istituti penitenziari italiani, grazie all’impegno di 16 compagnie teatrali e 12 fondazioni di origine bancaria. Alla serata hanno preso parte, tra gli altri, rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, della Magistratura, della Direzione della Casa Circondariale di Capanne, di Fondazione Perugia, insieme agli studenti dei licei G. Alessi, G. Galilei, B. di Betto e A. Pieralli, che hanno partecipato attivamente al progetto. Ispirato alla figura poetica e disincantata di Marcovaldo di Italo Calvino e contaminato dalle suggestioni sociali del documentario Roger and Me di Michael Moore, “Destinati al Vento” affronta con delicatezza e profondità i temi dell’identità, dell’alienazione urbana e della speranza, in un dialogo aperto con i mutamenti economici e ambientali contemporanei. La qualità della messa in scena e l’intensità dell’interpretazione hanno toccato il pubblico, testimoniando ancora una volta la forza del teatro come strumento di trasformazione e rinascita, anche nei luoghi più fragili della nostra società.