Altotevere. E' crisi per il settore metalmeccanico, la Cgil lancia l'allarme

Sono già 16 le aziende dell'Alto Tevere umbro ad aver fatto richiesta di cassa integrazione ordinaria coinvolgendo complessivamente 766 lavoratori per un periodo che assomma a 162 settimane lavorative. Numeri da brivido quelli esposti stamattina nel corso di una conferenza stampa a Città di Castello dalla Fiom-Cgil provinciale di Perugia. Numeri che delineano una situazione “estremamente allarmante” per un territorio che fino a poco tempo fa era considerato tra i più dinamici della regione. “E i segnali che arrivano al sindacato – ha avvertito Alessandro Piergentili, segretario generale della Fiom Cgil di Perugia – lasciano pensare che la situazione sia destinata a peggiorare ulteriormente, con conseguenze pesanti sui redditi dei lavoratori, che per ogni settimana di cassa integrazione perdono circa 150 euro. Per non parlare – ha aggiunto Piergentili – di chi era impiegato con contratti interinali o comunque precari, che non potrà godere nemmeno degli ammortizzatori sociali”. E anche per questi ultimi lavoratori le cifre sono tutt'altro che marginali: parliamo infatti di 241 contratti interrotti, di cui 115 nella zona di Umbertide-Montone, 38 in quella di Città di Castello-San Giustino e 88 nell'area di Gubbio-Fossato di Vico. Tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi si segnalano quello delle macchine per uso edile, l'indotto dell'automotive e quello dell'elettrodomestico. Inoltre, anche nel settore metalmeccanico artigiano sono stati stipulati diversi accordi per la cassa integrazione in deroga. Di fronte a un quadro così preoccupante, la Fiom Cgil chiede risposte immediate. “Bisogna subito attivare – è stato detto in conferenza stampa - confronti con le istituzioni e con le associazioni degli imprenditori per assumere decisioni che intervengano su vari piani: politiche industriali, ammortizzatori sociali, sistema del credito. Ma soprattutto, è necessaria una nuova fase di mobilitazione per impedire che il Governo di destra e la Confindustria continuino a proporre quelle stesse politiche economiche e sociali che hanno portato alla situazione di oggi”.