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Anche Coldiretti Umbria in Brennero per dire "no" al finto made in Italy proveniente da oltre frontiera

Anche Coldiretti Umbria in Brennero per dire "no" al finto made in Italy proveniente da oltre frontiera: "Concorrenza sleale insostenibile senza regole certe sulla provenienza dei prodotti".
Anche una delegazione proveniente dall’Umbria ha partecipato oggi, con altre migliaia di agricoltori italiani della Coldiretti di varie Regioni, al presidio al valico del Brennero per denunciare gli effetti dei ritardi e delle omissioni dell’Unione Europea che favoriscono le speculazioni che stanno provocando l’abbandono delle campagne con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia e sull’ambiente. Sotto accusa un’Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca ai traffici di ogni tipo di schifezza alimentare, sulle quali si fanno affari a danno degli agricoltori e dei consumatori. Autobotti, camion frigo, container sono stati verificati dagli agricoltori per smascherare il “finto Made in Italy”, dai prosciutti ai pomodori, ma anche il commercio di surrogati e sottoprodotti che abbassano la qualità, come le polveri di latte e le cagliate da utilizzare per fare formaggi Made in Italy al posto del latte vero senza indicazioni in etichetta. In assenza di regole sulla provenienza e sulle caratteristiche dei prodotti, la concorrenza sleale è insostenibile con prezzi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi al di sotto dei costi di produzione con la drammatica chiusura delle aziende e senza alcun beneficio per i consumatori, come dimostra il dossier elaborato dalla Coldiretti. L’iniziativa si è svolta contemporaneamente alla mobilitazione dei giovani agricoltori della Coldiretti che lunedì a Bruxelles hanno mostrato le tante schifezze spacciate come Made in Italy per chiedere un impegno più forte dell’Unione Europea. Oggi anche a causa della concorrenza sleale che fa chiudere le aziende agricole l’Italia - sottolinea Albano Agabiti presidente Coldiretti Umbria - è già costretta ad importare il 40 per cento del latte e carne, il 50 per cento del grano tenero destinato al pane, il 40 per cento del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l’80 della soia. Ma l’invasione riguarda anche prodotti dove l’Italia è praticamente autosufficiente dall’olio di oliva all’ortofrutta. Qualche cosa sta cambiando e la richiesta di trasparenza, tracciabilità ed etichettatura di origine per la quale si batte da anni la Coldiretti - aggiunge Diego Furia direttore regionale Coldiretti - è diventata un patrimonio comune come dimostrano la proposta alla Commissione Ue formulata dai Ministri Agricoli di Italia, Francia, Spagna e Portogallo ma anche le richieste avanzate da molti altri paesi dell’Unione. Al Brennero, “intercettata” anche una cisterna di latte con destinazione Umbria; a tal proposito il Presidente del Gruppo Grifo Agroalimentare Carlo Catanossi, nel sottolineare l’utilità di queste iniziative a favore del vero Made in Italy, ribadisce con forza la propria indignazione e contrarietà, verso tutte quelle attività che danno un’immagine distorta del nostro territorio penalizzando al contempo produttori e consumatori. Proprio lo stretto legame con il territorio - aggiunge Catanossi - l’esclusivo utilizzo di materia prima locale e la valorizzazione del lavoro degli imprenditori agricoli umbri, costituiscono da sempre le priorità principali della nostra azienda.
Perugia
08/09/2015 12:02
Redazione
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