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C.Castello. Dopo lo spostamento delle fiere all'ansa del Tevere esplode la polemica tra commercianti e comune.

C.Castello. C'era da aspettarselo. Dopo lo spostamento delle fiere presso l'ansa del Tevere i commercianti intervengono con un duro comunicato contro l'amministrazione comunale.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scelta del Comune di far svolgere la Fiera di San Bartolomeo e del bestiame di Città di Castello, nel grande parcheggio a ridosso dell’ansa del Tevere: una scelta che ha causato tanti disagi alla sosta e al traffico e che non è per niente andata giù alla Confcommercio e Confesercenti di Città di Castello, né ai commercianti del centro storico, che si sono mobilitati spontaneamente per una raccolta di firme, attraverso la quale hanno voluto manifestare la loro protesta. Le Associazioni dei commercianti sottolineano come questa decisione del Comune sia l’ennesima incrinatura e distonia rispetto al metodo di confronto e collaborazione che da sempre ha improntato i rapporti con i soggetti di rappresentanza del territorio. “Da un po’ di tempo a questa parte – denuncia il presidente Confcommercio Mauro Smacchia – abbiamo notato con preoccupazione un mancato o sempre minore coinvolgimento delle associazioni nella definizione di iniziative e nella assunzione di decisioni che riguardano la città e il tessuto economico e sociale, con conseguenze penalizzanti soprattutto per il centro storico. Una situazione che non possiamo accettare e che ci obbliga a chiedere al Comune di ripristinare senza indugi e in modo convinto il metodo del dialogo e del confronto, attraverso il quale le singole parti possono dare ciascuna il proprio contributo. Nessuna informazione preventiva ci era stata data ad esempio – spiegano le associazioni di categoria – della sede dalla Fiera di San Bartolomeo e degli animali: in caso contrario avremmo subito espresso la nostra contrarietà, perché si è ancora una volta escluso da ogni coinvolgimento il centro storico, rendendone per di più difficile l’accesso, e magari avremmo potuto proporre soluzioni alternative per far crescere e valorizzare queste manifestazioni. Non si può poi rimproverare ai commercianti del centro di non tenere aperto la domenica, quando gli eventi sono organizzati da tutt’altra parte della città e non ci si preoccupa di garantire un flusso di visitatori e di potenziali clienti adeguato all’investimento richiesto, tanto più in un momento difficile come questo! E purtroppo questo modo di agire si sta ripetendo in diverse situazioni, che hanno una diretta ricaduta sulle imprese. La linea di condotta del Comune è particolarmente preoccupante anche in considerazione dei futuri insediamenti commerciali che si stanno configurando nella vecchia zona industriale di Città di Castello, sui quali occorre un confronto serio e serrato, per non affossare definitivamente il centro della città, in cui le attività commerciali – che hanno una insostituibile funzione di presidio del territorio – sono alle prese con la gravissima crisi con il conseguente aumento delle serrande che si abbassano definitivamente”. Insomma, secondo le Associazioni, se gli imprenditori sono chiamati a fare la loro parte, il Comune deve cambiare approccio nel definire le politiche per il territorio e per il centro storico: Se manca il confronto preventivo, si rischia di affermare una visione unilaterale delle problematiche, di proporre soluzioni parziali e non condivise e di disperdere risorse ed idee, cosa che in questo momento non ci possiamo davvero permettere. D’altro canto le esperienze passate ci dimostrano che partire dalla condivisione ha dato buoni frutti: è il caso, ad esempio, del Puc 2, di cui stanno per arrivare le risorse, frutto dello sforzo progettuale messo in campo dalle nostre organizzazioni, supportato dalla Cassa di Risparmio di Città di Castello Spa e sostenuto dal Comune”. Un esempio virtuoso – secondo la Confcommercio e la Confesercenti – di come devono tornare ad essere improntati i rapporti pubblico-privato.
Città di Castello/Umbertide
27/08/2013 16:47
Redazione
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