C.Castello. KN confezioni, ieri la prima udienza.

Continua il braccio di ferro tra le maestranze della ditta KN Confezioni di Cerbara e la dirigenza aziendale del gruppo. Ieri mattina di fronte al giudice Umberto Rana si è svolta l’udienza a seguito dell’istanza di fallimento presentata dalle 40 dipendenti dell’ azienda, dipendenti che, difese dall’avvocato Fabrizio Mastrangeli, presente ieri in aula assieme ai rappresentanti delle associazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil, Claudio Mastriforti, Francesco Bonini e Francesca Fiorucci, si sono ritrovate di nuovo assieme alla proprietà della KN in un muro contro muro da cui è emersa ancora una volta la sensazione che per la composizione della vertenza sindacale in questione la strada veramente lunga e particolarmente complessa. Nell’aula di Perugia, nell’ udienza della fase pre-fallimentare, le 40 donne dipendenti dell’azienda tifernate (inizialmente l’istanza di fallimento era stata presentata da 8 dipendenti cui poi si sono aggiunte tutte le altre coinvolte nella vicenda) se da un lato hanno ribadito l’estremo disagio causato dalla vertenza e dall’intransigenza mostrata dalla proprietà, dall’altro sono tornate ad affermare con determinazione le loro posizioni riguardo sia al pagamento degli stipendi arretrati (da maggio ad agosto) sia alla stesura di un piano aziendale certo per il futuro. All’opposto, i vertici aziendali della KN hanno confermato l’esistenza di commesse di lavoro certe e la volontà di proseguire nel rapporto di lavoro con le maestranze. Intanto ieri il giudice Rana non ha emesso alcuna sentenza, ritirandosi in camera di consiglio ed annunciando per la fine del mese la propria decisione al fine di valutare la meglio tutti gli elementi di questa complessa quanto delicata vicenda. E mentre l’avvocato Mastrangeli che tutela gli interessi delle dipendenti “ha sottolineato la grande partecipazione delle donne coinvolte nella vertenza”, i rappresentanti delle associazioni sindacali di Cgil. Cisl e Uil, Mastriforti, Bonini e Fiorucci hanno assunto una posizione molto più cauta decidendo di non pronunciarsi in alcun modo su questa prima udienza fino al prossimo pronunciamento del giudice.