C.Castello. Rissa nel quartiere di Riosecco tra due marocchini.

Attimi di autentica paura quelli vissuti lunedì sera(22 ottobre)attorno alle ore 22 nel quartiere di Risecco in via dei Tigli. Due fratelli marocchini, G.M. di 19 anni e il fratello 17enne, dopo una serata a casa di alcuni amici, si sono messi a discutere animatamente. Allertati da una telefonata forse di alcuni vicini, sul posto giungono immediatamente i carabinieri della compagnia di Città di Castello e contemporaneamente anche una pattuglia del commissariato e della polizia stradale tifernati. Alla vista delle forze dell’ordine, i litiganti si infervorano ancora di più mentre interviene anche un terzo fratello e alcuni amici degli extracomunitari per cercare di riportare la situazione alla normalità. Ma la situazione continua a degenerare e partono sputi, calci e colpi contro le auto delle forze dell’ordine. Il tutto davanti agli occhi attoniti sia della madre dei tre marocchini, che da anni risiedono regolarmente a Città di Castello che dei vicini degli stessi. Il bilancio della lite è stato di 4 feriti: un carabiniere è stato colpito a una spalla mentre altri tre agenti, trasportati al pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello, dopo essere stati medicati, hanno riportato una prognosi di pochi giorni. Intanto per G.M., titolare di un’impresa edile, sono scattate le manette per i reati di violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. Anche il fratello di 17 anni è stato portato in caserma per gli accertamenti del caso mentre ieri mattina presso la sezione distaccata del tribunale di Perugia a Città di Castello si è svolto a carico dei due, il processo per direttissima. Il pm Flavio Grassini ha chiesto per i due la convalida del fermo mentre entrambi i fratelli hanno chiesto che venisse respinta l’accusa di violenza contro le forze dell’ordine. L’avvocato Castori, difensore di G.M., in particolare per il proprio assistito, ha chiesto la revoca della misura della custodia cautelare facendo leva sulla condotta, precedente ai fatti, del proprio assistito. Il giudice ha confermato l’arresto disponendo la misura degli arresti domiciliari e autorizzando contemporaneamente G.M. allo svolgimento della propria attività lavorativa.