Nel 2022 è proseguita l'espansione dell'attività economica dell'Umbria, tornata al livello precedente la pandemia, ma dalla metà dell'anno la crescita ha perso vigore a causa dei forti rincari di energia e materie prime, da cui è derivato anche il rapido aumento dell'inflazione, che ha raggiunto livelli elevati e superiori alla media nazionale. E' il quadro che emerge dal rapporto annuale L'economia dell'Umbria, a cura della Banca d'Italia, presentato in una conferenza stampa, dalla direttrice della filiale di Perugia, Miriam Sartini e dai componenti nel nucleo di ricerca economica, Lucia Lucci e Giovanni Battista Carnevali. Secondo le stime basate sull'indicatore trimestrale dell'economia regionale elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto regionale nel 2022 è aumentato del 3,6 per cento, in linea con l'andamento nazionale. Nello stesso anno l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 12,2 per cento e il fenomeno ha interessato tutte le principali voci di spesa soprattutto quelle relative a abitazione e utenze, che hanno contribuito alla variazione per circa la metà. Nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie umbre si è ridotto in termini reali dell'1,8 per cento. La capacità di spesa - secondo lo studio - è stata compromessa dall'incremento dei prezzi di beni e servizi che ha avuto ripercussioni molto più accentuate per i nuclei con livelli di spesa più ridotti. Il differenziale inflazionistico rispetto a quelli con i consumi più elevati ha raggiunto 18,4 per cento nello scorso mese di ottobre per poi ridursi progressivamente. Modifiche delle condizioni economiche, quindi, che si sono già riflesse nel rallentamento della produzione industriale e nella perdita di potere d'acquisto da parte delle famiglie, che hanno acuito l'incertezza e indotto le imprese a maggiore prudenza nella definizione dei piani di investimento per l'anno in corso. Proprio per quanto riguarda le imprese, secondo Banca d'Italia nel corso del 2022 l'attività agricola regionale ha registrato un parziale recupero di quanto perso nel biennio precedente.
Al favorevole andamento del comparto agrituristico - secondo il rapporto della Banca d'Italia - si è tuttavia contrapposto il calo dei principali raccolti, su cui ha pesato la maggiore frequenza e intensità di eventi estremi legati ai cambiamenti climatici. Dopo la forte crescita registrata nell'anno precedente, la produzione industriale si è progressivamente indebolita, l'esportazioni hanno registrato un incremento in termini reali del 7,1 per cento e gli acquisti dall'estero sono cresciuti ancora più intensamente. Lo sviluppo dell'attività edilizia è rimasto sostenuto, grazie all'impulso derivante dagli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo, dalla ricostruzione post-sisma e dai lavori pubblici. Nei servizi la crescita è stata trainata dal comparto turistico, che ha beneficiato di un livello di presenze mai raggiunto in passato, e dal positivo andamento dei consumi, che ha consentito il recupero pressoché integrale del calo registrato durante la pandemia. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dopo il forte recupero dell'anno precedente, nel 2022 il numero di occupati si è leggermente ridotto (-0,6 per cento). L'ulteriore flessione dei lavoratori autonomi è stata compensata solo in parte dal lieve aumento dei dipendenti; tra questi ultimi sono cresciute le posizioni a tempo indeterminato, anche grazie alle trasformazioni dei numerosi contratti a termine attivati nel 2021. L'incremento delle persone in cerca di occupazione ha sospinto il tasso di disoccupazione al 7,1 per cento rispetto al 6,6 del 2021. L'aumento dei tassi di interesse si è riflesso in una riduzione delle richieste di mutuo. Dall'autunno, inoltre, l'aumento dei prestiti alle imprese ha perso slancio, risentendo della flessione della domanda e di condizioni di offerta più selettive anche se la qualità del credito rimane buona. Anche la dinamica dei depositi bancari di famiglie e imprese si è progressivamente indebolita fino a registrare un calo (-3,8 per cento a marzo scorso). " Il Pnrr rappresenta uno snodo cruciale per l'economia italiana e per i suoi territori - ha detto la direttrice Sartini - perché consentirà prospettive di sviluppo e di crescita più strutturalmente elevate e più equilibrate. Alle sfide da affrontare non ci si può più tirare indietro: difronte al cambiamento climatico, all'innovazione tecnologica e alle tendenze demografiche anche l'Umbria deve farsi trovare preparata".
Perugia
22/06/2023 07:16
Redazione